Il lichene islandico detto cetraria islandica o lichene d’islanda ha diverse proprietà curative ed in omeopatia è conosciuto principalmente come bechico emolliente in quanto le mucillagini esplicano proprietà protettive a livello di mucose infiammate o irritate vista la presenza di acido usnico che conferisce proprietà antibiotiche e inoltre vi sarebbe inoltre un’azione immunostimolante.

Nome comune: Lichene islandico

Famiglia: Parmeliaceae

Parte utilizzata: il tallo

Costituenti principali:

  • 40-60% polisaccaridi idrosolubili: lichenina, isolichenina
  • sostanze amare: acidi lichenici: acido cetrarico e fumarprotocetrarico (2-3%) che durante la conservazione e lavorazione danno luogo all’acido protocetrarico e fumarico.
  • acido usnico (presenza variabile in dipendenza da fattori non ancora chiariti)
  • acido folico, folinico e vitamine del gruppo B12; tracce di ferro

lichene-islandico-usi-proprieta-foto1Attività principali: bechico-emolliente,antibiotico-simile; amaro-toniche; antiemetica.

Impiego terapeutico: affezioni apparato respiratorio; vomito incoercibile, cinetosi, nausea della gravidanza, dispepsie.

Il lichene islandico viene consigliato come coadiuvante nel trattamento dei vomiti incoercibili, nelle cinetosi, nella nausea della gravidanza.

L’acido protocetrarico è, a dosi leggere, un antiemetico, ma a dosi elevate (0,1 a 0,2 g) manifesta un effetto lassativo.

Le proprietà amaro-toniche ne fanno uno stimolante delle funzioni digestive, in particolare nelle gastroenteriti e nelle disappetenze.

L’acido cetrarico avrebbe un’azione benefica sull’ematopoiesi, da cui l’utilizzo nell’anemia.

Esternamente la medicina popolare usa la pianta per la detersione e cura di ferite a cicatrizzazione torpida.

L’acido usnico è utilizzato in campo dermatologico a scopo antisettico in forma di crema, lozione, polvere, sia in caso di affezioni della pelle di origine infettiva che su ustioni importanti.

In campo cosmetico, in forma di sale di rame o sodio o trietanolamina, come dermopurificante e deodorante.

  • «Dopo usato non si deve gettarlo via, ma mangiarlo a mo’ di insalata essendo molto nutriente e digestivo» (Padre Attanasio da Grauno, 1937).
  • Gli Islandesi consumano questo lichene come alimento. Lo raccolgono quando piove o di notte, lo macerano nell’acqua per 24 ore, al fine di eliminare le sostanze amare, lo disseccano e lo macinano, ottenendo così una farina.
  • Ben conosciuto dalle popolazioni del Nord Europa, venne segnalato per la prima volta nel 1627 da Valerio Cordo. Già a partire dal 1700, Linneo, Scopoli ecc. ne consigliavano l’impiego nella terapia della tisi.
  • Lichen «in greco significa crosta, dacché queste vegetazioni crittogamiche, rivestenti sassi e piante, hanno tutta l’apparenza di croste cutanee» (Scotti, 1872).