Come molte piante che crescono spontaneamente, anche il tamaro ha diverse proprietà benefiche e curative che meritano il nostro interesse. È necessario però conoscere a fondo le sue caratteristiche, perché se usato in maniera non opportuna – magari mangiando delle parti tossiche per il nostro corpo – gli effetti possono essere spiacevoli e pericolosi. Se invece si ha consapevolezza delle sue potenzialità, allora si può trarre il massimo beneficio da questa pianta che cresce in maniera del tutto spontanea. Questo interessante rampicante selvatico è ricco di sorprendenti potenzialità e può essere usato a beneficio della salute. Se trattato nel modo giusto, infatti, ha delle proprietà curative molto utili. Contiene però anche alcune parti tossiche: è quindi fondamentale procedere con cautela e usare questa erbacea nel migliore dei modi.
Curiosità: la miscela delle spezie di tamaro, finocchio, coriandolo, anice stellato, anice e cannella viene usata per aromatizzare i piatti a base di carne di maiale. È anche possibile trovarla nei terrazzi e nei giardini, usata semplicemente come pianta ornamentale.I principali componenti del tamaro sono la saponine, il tannino e gli ossalati di calcio e potassio. Usato come farmaco ha funzione emolitica, diuretica e vulneraria.
La tamus communis può essere applicata sia all’esterno del corpo, come crema o impacco, che all’interno, ossia assunta per via orale. Analizziamo ad esempio la radice, scura e carnosa. Veniva usata, in passato, come purgante (molto potente), ma anche come antireumatico e anti gottoso. Ridotta in polvere, poi, veniva utilizzata per allontanare i pidocchi dal cuoio capelluto. Negli anni più recenti il tamaro viene utilizzato solo per uso esterno, anche contro i dolori articolari. La cultura popolare francese ha denominato questa pianta “herbe aux femmes battues”, erba delle donne picchiate. È chiaro il riferimento alle proprietà per placare le ecchimosi, le contusioni e i lividi. Questa capacità così utile è merito della saponine contenuta dalla pianta, che è ottima per curare le ferite. Inoltre, fra le principali sostanze che contiene ci sono anche l’istamina e l’ossalato di potassio, che grazie alla loro funzione di stimolare la circolazione periferica fanno sì che la guarigione acceleri. Questa capacità, in Italia, è valsa alla tamus communis l’appellativo di Sigillo della Madonna. Ci si riferiva al liquido che si otteneva spremendo le radici, e che veniva utilizzato appunto per sigillare le ferite. Particolarmente diffuso era un unguento che si otteneva grattugiando la radice ed unendola con quantità uguale di strutto, per poi applicarla esternamente sopra la parte interessata.
In linea di massima, quando lo si adopera esternamente si curano soprattutto contusioni, edemi, gonorrea. Quando lo si impiega internamente, invece, ci si occupa di costipazioni, prostatite, cistopielite. Le radici hanno prodigiose proprietà diuretiche, digestive e purgative, ma come vedremo in seguito bisogna moderare le dosi perché sono altamente tossiche per l’organismo, oltre che ad essere usate per la preparazione di una droga.
Un tempo gli agricoltori avevano l’abitudine di somministrare questa pianta alle mucche, pensando che aumentasse la loro fertilità. Nonostante la pericolosità delle bacche, i principi attivi di questo rampicante sono stati utilizzati per anni per curare i reumatismi e le infiammazioni.
L’estratto di questa erbacea, amalgamato col miele, può essere efficace per curare l’asma e altri problemi respiratori.