La vitalba è una pianta appartenente alla famiglia delle cosiddette Ranuncolaceae, una particolare classe di piante principalmente erbacee, quindi di dimensioni piuttosto ridotte e con fusto non composto da legno ma da steli d’erba, detto per questo “verde”. Nel linguaggio botanico specifico la vitalba è denominata come “clematis vitalba”: l’etimologia del termine ci riconduce al greco, al termine “Klema” che indicava la pianta rampicante o la vite, unito a “vitis alba”, che significa invece proprio “vite bianca”, a causa dei suoi fiori e dei suoi frutti dal colore candido. Questa pianta è nota sia per le sue proprietà benefiche sia per altre meno positive quali la tossicità e l’irritabilità che può provocare se non assunta nelle giuste dosi. La sua fama nella contemporaneità è dovuta soprattutto alla sua vasta diffusione, specialmente in Italia, mentre le sue doti terapeutiche sono passate piuttosto in secondo piano nei tempi recenti.
Approfondiamone alcuni aspetti caratterizzanti:La clematis vitalba è una pianta praticamente onnipresente nel territorio italiano, infatti la possiamo vedere crescere in un elevato e differenziato numero di ecosistemi, in pianura, nelle vallate, ai piedi di monti e colline, fino ai giardini domestici, lungo recinzioni murate o siepi. Molto spesso la si può trovare nelle zone di vegetazione bassa e molto fitta di arbusti, come nelle boscaglie ad esempio.Questa pianta ha una struttura sinuosa, ricca di fusti fascicolati, ramificazioni di carattere rampicante. Il suo fusto presenta una caratteristica che distingue la vitalba dalle piante sorelle appartenenti alla famiglia delle Ranuncolaceae: infatti è caratterizato da una composizione piuttosto legnosa, qualità insolita per le erbacee del suo genere. Il suo rizoma può superare invece i 12 metri di lunghezza. La vitalba si compone di gruppi di foglie ben suddivise tra loro, a gruppi di 3/5 foglie ciascuno all’incirca in posizione opposta. Si tratta di foglie caduche nel periodo invernale. I suoi fiori hanno una peculiare forma simile a una stella, che li rende facilmente individuabili e riconoscibili, anche per il loro luminoso colore bianco.La vitalba ha certamente perso gran parte della sua importanza terapeutica rispetto al passato, quando era spesso presente in molte ricette casalinghe e in molti rimedi naturali. Questo è dovuto alla sua carica tossica e caustica, che può provocare seri danni ai tessuti per un semplice sovradosaggio. Nella tradizione popolare la clematis vitalba veniva sfruttata attraverso alcune proprietà benefiche che si ottenevano attraverso vari metodi di estrazione dalla pianta. Una di queste avveniva attraverso la frammentazione delle sue foglie in un impasto semi denso, detto cataplasma (il nome che si da a un qualsiasi impasto medico composto di varie sostanze farmacologiche, di solito di origine naturale, che si può applicare alla cute), il quale veniva utilizzato come pomata da spalmare sulla pelle per ottenere un effetto di revulsione contro sciatica o artrite. L’applicazione del cataplasma a base di vitalba però, come accennato, poteva provocare degli effetti indesiderati quali arrossamenti o infiammazioni, in qualche caso addirittura delle ulcere molto fastidiose.
Oltre al cataplasma la clematis vitalba era diffusa anche per il suo utilizzo all’interno di infusi particolari, ottenuti lasciando essicare le sue foglie oppure cuocendo i primi germogli che nascevano nella pianta: entrambe queste fonti naturali fungevano da bevande diuretiche, come ausilio insolito ma efficace nel processo digestivo. Ma le sue foglie potevano essere sfruttate anche in un terzo estratto, che si otteneva sempre dalla macerazione e dalla produzione dell’olio di vitalba; l’unguento ottenuto in questo modo veniva utilizzato come antidolorifico generale, per una vasta gamma di disturbi, oppure anche come semplice detergente naturale per la pulizia del corpo.
Ulteriore utilizzo farmacologico (o presunto tale) della vitalba era sicuramente quello che si poteva ricavare dai suoi gambi semi-legnosi, i quali, essendo piuttosto porosi, venivano utilizzati come una sorta di sigaro naturale che, se utilizzato per fumare date sostanze, si credeva potesse avere effetti positivi per l’equilibrio tra mente e corpo, enfatizzando così l’effetto straniante di alcuni tabacchi. Purtroppo l’unico effetto scientificamente provato da questo utilizzo della vitalba era quello collaterale: infatti se utilizzato come sigaro e come mezzo per l’aspirazione il fusto della pianta poteva provocare serie infiammazioni alla cavità orale; molto dipendeva anche dalla sostanza fumata ovviamente.
Nonostante tutte le sue controindicazioni la vitalba è inserita ugualmente tra i famosi fiori di Bach, nello specifico tra quelli che vengono consigliati per alleviare i disturbi depressivi o dell’alterazione dell’umore.La vitalba è una pianta facilmente riconoscibile a vista e che tutti sanno individuare, chi più chi meno, nel proprio ambiente naturale. Questa sua grande diffusione ne ha permesso anche degli utilizzi insoliti, anche grazie alla sua facile reperibilità, nel corso della storia: la pianta della vitalba, ad esempio, veniva utilizzata in passato dai mendicanti, i quali la raccoglievano lungo i loro tragitti di pellegrinaggio e si procuravano delle lievi lesioni sulla cute per smuovere alla compassione i passanti, provocando un sentimento di pietà verso i più caritatevoli e sperando in più lauti guadagni di elemosina. Da qui deriva il soprannome storico dato alla pianta della vitalba, “la pianta dei cenciosi”, dei poveracci.
Ma la vitalba era anche considerata sotto un tutt’altro punto di vista come una pianta mistica, che procurava effetti stranianti, di divagazione mentale, di distrazione e sollevamento dagli affanni della vita: infatti è ben noto il suo effetto come antidepressivo; proprio per queste caratteristiche la vitalba era anche considerata come la pianta degli artisti e dei sognatori, sempre alla ricerca di ispirazione ed evasione.Come tutte le piante dai mille utilizzi non poteva certo mancare l’impiego culinario anche della clematis vitalba: il suo contenuto tossico viene infatti aggirato grazie alla cottura e alla lessatura dei giovani germogli, non ancora carichi di tutte le proprietà presenti invece nella pianta matura. La vitalba è nota per il suo utilizzo come ingrediente all’interno di frittate, zuppe, risotti oppure come semplice contorno unito con altre verdure e erbe commestibili. Il suo impiego nell’ambito culinario è molto diffuso nelle regioni del centro Italia, quali Marche e Umbria, e piuttosto riconosciuto anche in alcune zone della Spagna.