La vitalba è una pianta appartenente alla famiglia delle cosiddette Ranuncolaceae, una particolare classe di piante principalmente erbacee, quindi di dimensioni piuttosto ridotte e con fusto non composto da legno ma da steli d’erba, detto per questo “verde”. Nel linguaggio botanico specifico la vitalba è denominata come “clematis vitalba”: l’etimologia del termine ci riconduce al greco, al termine “Klema” che indicava la pianta rampicante o la vite, unito a “vitis alba”, che significa invece proprio “vite bianca”, a causa dei suoi fiori e dei suoi frutti dal colore candido. Questa pianta è nota sia per le sue proprietà benefiche sia per altre meno positive quali la tossicità e l’irritabilità che può provocare se non assunta nelle giuste dosi. La sua fama nella contemporaneità è dovuta soprattutto alla sua vasta diffusione, specialmente in Italia, mentre le sue doti terapeutiche sono passate piuttosto in secondo piano nei tempi recenti.
Approfondiamone alcuni aspetti caratterizzanti:La clematis vitalba è una pianta praticamente onnipresente nel territorio italiano, infatti la possiamo vedere crescere in un elevato e differenziato numero di ecosistemi, in pianura, nelle vallate, ai piedi di monti e colline, fino ai giardini domestici, lungo recinzioni murate o siepi. Molto spesso la si può trovare nelle zone di vegetazione bassa e molto fitta di arbusti, come nelle boscaglie ad esempio.
Oltre al cataplasma la clematis vitalba era diffusa anche per il suo utilizzo all’interno di infusi particolari, ottenuti lasciando essicare le sue foglie oppure cuocendo i primi germogli che nascevano nella pianta: entrambe queste fonti naturali fungevano da bevande diuretiche, come ausilio insolito ma efficace nel processo digestivo. Ma le sue foglie potevano essere sfruttate anche in un terzo estratto, che si otteneva sempre dalla macerazione e dalla produzione dell’olio di vitalba; l’unguento ottenuto in questo modo veniva utilizzato come antidolorifico generale, per una vasta gamma di disturbi, oppure anche come semplice detergente naturale per la pulizia del corpo.
Ulteriore utilizzo farmacologico (o presunto tale) della vitalba era sicuramente quello che si poteva ricavare dai suoi gambi semi-legnosi, i quali, essendo piuttosto porosi, venivano utilizzati come una sorta di sigaro naturale che, se utilizzato per fumare date sostanze, si credeva potesse avere effetti positivi per l’equilibrio tra mente e corpo, enfatizzando così l’effetto straniante di alcuni tabacchi. Purtroppo l’unico effetto scientificamente provato da questo utilizzo della vitalba era quello collaterale: infatti se utilizzato come sigaro e come mezzo per l’aspirazione il fusto della pianta poteva provocare serie infiammazioni alla cavità orale; molto dipendeva anche dalla sostanza fumata ovviamente.
Nonostante tutte le sue controindicazioni la vitalba è inserita ugualmente tra i famosi fiori di Bach, nello specifico tra quelli che vengono consigliati per alleviare i disturbi depressivi o dell’alterazione dell’umore.La vitalba è una pianta facilmente riconoscibile a vista e che tutti sanno individuare, chi più chi meno, nel proprio ambiente naturale. Questa sua grande diffusione ne ha permesso anche degli utilizzi insoliti, anche grazie alla sua facile reperibilità, nel corso della storia: la pianta della vitalba, ad esempio, veniva utilizzata in passato dai mendicanti, i quali la raccoglievano lungo i loro tragitti di pellegrinaggio e si procuravano delle lievi lesioni sulla cute per smuovere alla compassione i passanti, provocando un sentimento di pietà verso i più caritatevoli e sperando in più lauti guadagni di elemosina. Da qui deriva il soprannome storico dato alla pianta della vitalba, “la pianta dei cenciosi”, dei poveracci.
Ma la vitalba era anche considerata sotto un tutt’altro punto di vista come una pianta mistica, che procurava effetti stranianti, di divagazione mentale, di distrazione e sollevamento dagli affanni della vita: infatti è ben noto il suo effetto come antidepressivo; proprio per queste caratteristiche la vitalba era anche considerata come la pianta degli artisti e dei sognatori, sempre alla ricerca di ispirazione ed evasione.