Cos’è e come intervenire

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) disturbo oppositivo provocatorio cos'è come curarlo-foto1è un disturbo che riguarda principalmente bambini e adolescenti che manifestano la loro rabbia con comportamenti di opposizione e sfida.
Questo disturbo è caratterizzato maggiormente da un’aggressività verbale, più che fisica, per questa ragione differisce dal Disturbo della Condotta (DC), nel quale è invece frequente una continua violazione dei diritti altrui o delle norme sociali, con aggressioni a persone o animali.
Il modo in cui il bambino interpreta il contesto e l’ambiente circostante, ritenendoli troppo aggressivi o oppressivi nei suoi confronti, lo porta ad agire su modello di queste situazioni manifestando perciò una grande rabbia.
I comportamenti oppositivi sono solitamente diretti ai genitori o ad altre figure autoritarie (spesso possono essere gli insegnanti).
È importante non reagire alle provocazioni con la stessa modalità comunicativa del bambino, per evitare di peggiorare la situazione perpetrando il loro stesso comportamento.

SINTOMI DEL DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO

Solitamente il Disturbo Oppositivo Provocatorio inizia a manifestarsi prima dei sette/otto anni d’età, con maggior incidenza nei maschi che nelle femmine, questa differenza va però ad appianarsi nel periodo adolescenziale.

I principali sintomi sono:

  • Perdita della calma;
  • Risultare spesso infastiditi, permalosi o suscettibili;
  • Essere arrabbiati/collerici;
  • Avere frequenti discussioni e litigi con adulti o figure autoritarie: scarsa disponibilità al compromesso;
  • Rifiutare di portare a termine i compiti che vengono da una figura autoritaria, mettendo costantemente alla prova i limiti imposti dagli altri;
  • Infastidire e irritare deliberatamente gli altri;
  • Incolpare le persone dei propri comportamenti e sbagli;
  • Vendicatività.

Se un bambino presenta almeno quattro di questi sintomi potrebbe essere affetto da un Disturbo Oppositivo Provocatorio, facendo però particolare attenzione che i comportamenti siano stati perpetrati per almeno sei mesi.
Spesso questo disturbo si può presentare nei bambini che soffrono anche di Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività o di depressione.
È opportuno notare che comunque il periodo adolescenziale è caratterizzato da comportamenti oppositivi, è perciò necessario, per la diagnosi del Disturbo Oppositivo Provocatorio, che le conseguenze di questi comportamenti siano particolarmente gravi e che la loro frequenza sia alta.

CAUSE DEL DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO

La causa è sconosciuta, ma sono stati individuati alcuni fattori di rischio, che si presentano molto simili a quelli del Disturbo della Condotta. Il bambino o l’adolescente presentano alcuni elementi di disagio interiore che esternano con questa modalità.

I principali fattori di rischio possono essere:

  • Influenza genetica: sembra più comune che il Disturbo Oppositivo Provocatorio si presenti nelle famiglie dove almeno un genitore abbia sofferto (o soffra) di qualche disturbo di questa tipologia (dell’umore, antisociale, oppositivo provocatorio, della condotta…);
  • Fattori prenatali e complicazioni alla nascita: una situazione depressiva della madre durante la gravidanza potrebbe portare allo sviluppo di questo disturbo nel figlio;
  • Fattori neurobiologici: in particolare, a livello dei lobi frontali, potrebbe esserci attivazione del comportamento più attivo e, viceversa, inibizione di quello passivo, andando ad influire sulla scarsa capacità di controllo. Potrebbe anche trattarsi di un alto livello di testosterone o, come è stato registrato in alcuni pazienti, di una bassa sensibilità al pericolo;
  • Fattori correlati al nucleo familiare/ambiente: in ambienti familiari dove i genitori presentano spesso disaccordo tra loro è più comune che il figlio sviluppi questo disturbo, ma anche in situazioni dove il bambino ha ricevuto un’educazione particolarmente severa o è stato, invece, troppo trascurato. A volte potrebbe verificarsi una combinazione di questi due atteggiamenti da parte dei genitori, troppo attenti e severi nei confronti degli errori compiuti dal figlio e, allo stesso tempo, poco sensibili ai successi positivi. I modelli aggressivi potrebbero derivare dagli adulti stessi.
    Per quanto riguarda l’ambiente può influire anche lo svantaggio socio-economico.

Spesso il bambino non sa valutare in maniera corretta gli stimoli provenienti dall’esterno, interpretandoli sempre come aggressivi, e comportandosi quindi di conseguenza.

STRATEGIE PER INTERVENIRE

Le strategie di intervento più utilizzate per trattare il Disturbo Oppositivo Provocatorio risultano essere il parental training, la terapia cognitivo-comportamentale e la terapia familiare.

Le terapie individuali, in particolare, prevedono un percorso di allenamento del controllo della rabbia e di comunicazione assertiva, per aumentare la consapevolezza nel bambino del proprio comportamento. Gli specialisti cercano inoltre di individuare le situazioni che vengono percepite come provocatorie o frustranti, che innescano perciò il comportamento oppositivo.

La strategia più duratura nel tempo però risulta essere la terapia familiare, soprattutto per quanto riguarda i bambini più piccoli, in quanto insegna ai genitori come interagire con il figlio. Molto spesso è infatti utile, per i genitori, ignorare alcuni comportamenti del bambino, se non stanno recando danno ad altre persone, in modo da non dare margine per un altro comportamento oppositivo e per rompere un circolo vizioso di rabbia.
Risulta perciò fondamentale, per intervenire in maniera corretta, insegnare, in particolare ai genitori e insegnanti, ma anche agli allenatori (se il bambino pratica uno sport), agli amici e a fratelli o sorelle, l’atteggiamento da tenere nei momenti di aggressività del bambino. Ad esempio è molto importante non reagire alle provocazioni e non mettersi a discutere con lui, cercando invece di smorzare la tensione.

L’assenza di intervento può portare a cronicizzare il comportamento, risultando, con il passare degli anni, più difficile intervenire. È infatti possibile che il Disturbo Oppositivo Provocatorio si trasformi in Disturbo della Condotta o, con l’età adulta, in Disturbo Antisociale di Personalità.
È perciò sempre consigliato rivolgersi ad un esperto che saprà indicare il miglior percorso da seguire.