L’ idrosadenite, per esteso nota come idrosadenite suppurativa, è una patologia di carattere infiammatorio che si manifesta quando i follicoli terminali piliferi presentano delle anomalie a livello cutaneo. Infatti, se si soffre di questo disturbo, iniziano a formarsi degli evidenti irritazioni in alcune zone del corpo, come sotto le ascelle oppure all’ interno della zona inguinale. Le irritazioni si palesano sotto sembianze di foruncoli o di formazione acneica, ma possono anche degenerae in pustole e ascessi molto invadenti, sia per la grande quantità di pus che contengono, sia per il cattivo odore che possono emanare se si tenta di toglierle manualmente. Inoltre, nella maggior parte dei casi, queste irritazioni sono piuttosto pruriginose e fastidiose, e possono enfatizzare situazioni di stress fisico non indifferenti. Molti esperti parlano di una possibile connessione dell’ idrosadenite suppurativa con l’ obesità, o con determinati stili di vita, o anche con un particolare metabolismo di alcune persone, più predisposte rispetto ad altre a contrarre questo distrubo. L’ idrosadenite suppurativa viene definita anche come malattia di Verneuil (dal nome del suo scopritore ufficiale) o come sindrome da occlusione follicolare.
Approfondendo l’ aspetto storico della malattia, scopriamo che Verneuil fu colui che scoprì il collegamento della malattia dell’ idrosadenite con l’ infiammazione delle ghiandole sudoripare e con i follicoli terminali piliferi. Siamo nella seconda metà dell’ 800. Le scoperte di questo chirurgo francese, coadiuvate da precedenti intuizioni del collega Velpeau, portarono alla definizione sempre più precisa di questa patologia, che ancora oggi però crea problematiche piuttosto serie nei pazienti che ne risultano affetti, non essendo ancora stata trovata una cura che possa definirsi come risolutiva. Ma andiamo ad analizzare meglio la fenomenologia dell’ idrosadenite suppurativa.Fortunatamente l’ idrosadenite non rappresenta una malattia così diffusa, specie nel suolo italiano. Le cifre parlano infatti di una presenza che si aggira attorno al 1,2% su tutta la popolazione italiana. La patologia si può manifestare a tutte le età, senza grandi vincoli legati ad una data fascia più bersagliata. Tuttavia l’ arco temporale in cui si vede un lieve innalzamento di possibilità di contrarre l’ idrosadenite è quello che va dai 20 ai 55 anni di età circa, con una sensibile tendenza più forte per il sesso femminile. Va detto però che queste analisi si basano esclusivamente su dati registrati e tralasciano molti casi di idrosadenite che vengono trascurati perché secondari rispetto a malattie peggiori che affliggono il singolo paziente, oppure perché confuse con altre patologie simili.L’ idrosadenite si può manifestare sotto varie forme, che cambiano da soggetto a soggetto. Indicativamente, si possono individuare alcuni sintomi più frequenti, che si presentano con maggiore assiduità nei pazienti affetti dall’ idrosadenite: i primi segnali infatti mostrano quasi sempre un leggero rigonfiamento, delle piccole cisti o l’ aumento di volume dei cosiddetti “punti neri”. Limitatamente a questi primi sintomi, si può considerare l’ idrosadenite ancora in uno stato primordiale, o persino confondersi con altre tipologie patologiche di altra natura, ma con sintomatologia simile. In una seconda fase di sviluppo del disturbo possono comparire segnali più evidenti e dannosi, campanello d’ allarme che ci conferma l’ effettiva presenza di un’ infezione tipica dell’ idrosadenite suppurativa: questi possono essere delle piccole lesioni sotto forma di fistole, ascessi, o comunque delle piccole ferite sotto pelle che contengono pus e sangue, e, nella maggior parte dei casi, sono anche maleodoranti e piuttosto fastidiose. Infatti uno dei primi effetti di questi sintomi è la caratteristica pruriginosa dei foruncoli. Purtroppo si tratta di sintomi molto invadenti, che molto spesso vanno ad incidere con la qualità della vita del paziente.Le aree corporee dove l’ idrosadenite si manifesta con più frequenza sono quelle che presentano una conformazione cutanea ripiegata su sé stessa, le zone quindi che comportano una continua frizione tra le due superfici. Infatti proprio l’ attrito involontario di queste aree rappresenta uno stimolo nocivo per l’ infezione, in quanto continua a sollecitare lo sfregamento e l’ aumento della superficie infiammata. Le zone del corpo più colpite sono perciò le ascelle, a causa dell’ attrito fra braccia e busto, l’ inguine, specie nelle persone che soffrono di obesità l’ attrito in queste aree corporee è molto maggiore, la zona perianale, i glutei, molto spesso anche nel seno.Purtroppo le cause che provocano la manifestazione di questo disturbo sono ancora del tutto ignote. Esistono semplicemente delle ipotesi, per esempio il suo probabile collegamento con l’ obesità oppure con il fumo. Sicuramente questi due fattori giocano un ruolo molto rilevamento per quanto riguarda l’ aggravarsi della patologia: l’ obesità in particolare, se non rappresenta una causa della idrosadenite, molto spesso viene considerata come una probabile conseguenza, a seguito di varie difficoltà e del peggioramento dello stile di vita che questa malattia comporta. Va detto però che anche la formazione di pieghe a livello cutaneo contribuisce con la nascita di nuovi punti di infiammazione, a causa dell’ aumento della frizione tra i due tessuti esterni del nostro corpo. Anche altre alterazioni di carattere metabolico possono risultare fatali quando si parla di idrosadenite.
Va annoverata tra le possibili cause anche l’ ereditarietà: infatti l’ idrosadenite si manifesta nella maggior parte dei casi in seguito a una trasmissione genetica. Basti pensare che il rischio di contrarre la patologia aumenta del 30% se si possiede un famigliare o un parente di sangue che soffre (o ha sofferto) di questa malattia cutanea.Trattandosi di una malattia cronica sfortunatamente non esistono cure che possano definirsi risolutive in tutto e per tutto. Ma i recenti studi hanno portato dei significativi progressi nel campo delle cure e dei possibili rimedi. Questi cambiano ovviamente in base alla tipologia e allo stadio dell’ idrosadenite raggiunto nel paziente. Per le forme più lievi può essere sufficiente l’ utilizzo di alcuni antibiotici che permettono di contenere e limitare l’ estensione dell’ infezione. Per le forma invece più gravi può essere necessario anche il ricorso a piccoli interventi chirurgici mirati: le pratiche più diffuse in tal senso sono la laser terapia o l’ esportazione chirurgica. Queste tecniche sfiorano di poco la possibilità di risolvere il problema dell’ infezione, anche se risultano spesso molto invadenti e non riescono ad eliminare completamente il “seme” da cui nasce la patologia.