L’ ipercolesterolemia familiare è una malattia che si manifesta quando un individuo presenta dei valori di colesterolo molto elevati, i quali possono provocare diverse conseguenze gravi e portare anche al decesso. La stessa etimologia del termine ci aiuta ad individuare l’ essenza di questa patologia: l’ eccesso di colesterolo nel sangue. Quando si parla di colesterolo, purtroppo, entrano in gioco molte false verità e altrettanti miti o tabù che vanno assolutamente sfatati, specie quando si parla di disturbi seri come l’ ipercolesterolemia familiare, che non vanno presi sotto gamba e tanto meno curati partendo da convinzioni errate Questo tipo di malattia può essere suddiviso in due macro specie, una più grave e una meno grave. La prima è la forma di ipercolesterolemia familiare detta omozigote, mentre la seconda è detta ipercolesterolemia familiare eterozigote. Entriamo ora nello specifico di queste due varietà della malattia, in modo da scoprirne le cause, gli sviluppi e i rimedi.
L’ ipercolesterolemia omozigote è invece la forma più grave e pericolosa, ma allo stesso tempo più rara e meno frequente. I valori di colesterolemia di questa variante della malattia sono ovviamente molto più alti e si aggirano attorno ai 600-700 mg/dl, ma possono raggiungere anche ai 1000 mg/dl. Con valori di colesterolo così alti un soggetto affetto da ipercolesterolemia omozigote può correre il rischio di contrarre seri problemi a livello circolatorio, a causa della formazione di placche che ne impediscono il normale fluire del sangue all’ interno dei vasi sanguigni.
Nello specifico della forma eterozigote avremo un genitore sano che fornirà al figlio una copia normale del gene, provvista quindi del giusto quantitativo di recettori. Mentre l’ altro genitore, affetto da ipercolesterolemia, fornirà al figlio un gene alterato. Il figlio quindi avrà una percentuale del 50% di recettori LDL, la metà rispetto all’ effettivo quantitativo che l’ organismo necessiterebbe.
Nel caso invece della forma omozigote le percentuali diminuiscono ancora. Infatti avremo entrambi i genitori affetti dall’ ipercolesterolemia, i quali non saranno in grado di fornire nessun gene sano al figlio, ma solo geni alterati. Di conseguenza avremo una percentuale di molto ridotta rispetto alla norma: nella migliore delle ipotesi potremmo avere al massimo il 25% di recettori LDL, come miglior quantitativo raggiungibile. Nei casi più gravi le percentuali si avvicinano allo 0%.Fortunatamente esistono delle terapie in grado di tenere sotto controllo e limitare i danni dell’ ipercolesterolemia familiare. I principali riguardano interventi dietetici, oltre all’ attenzione alle quantità di colesterolo che si consumano nell’ alimentazione quotidiana. Nei casi di soggetti omozigoti più gravi si può ricorrere alla plasmaferesi extracorporea, che consiste in una depurazione del sangue dal colesterolo LDL in eccesso. Viene effettuata di media ogni settimana o ogni due settimane. Al giorno d’ oggi vi sono inoltre molti farmaci che permettono di coadiuvare la sintesi del colesterolo in eccesso, permettendo all’ organismo di mantenere un equilibrio più stabile.