Il reflusso gastroesofageo è quella sensazione di bruciore che si viene a creare solitamente dopo i pasti e provoca molto spesso anche una serie di fastidiosi rigurgiti acidi. In particolare il reflusso gastroesofageo riguarda il processo della digestione che comporta il passaggio obbligato dallo stomaco all’esofago da parte di particolari succhi gastrici acidi, o meglio il suo percorso inverso rispetto a quello canonico che parte dalla bocca, attraversa l’esofago per poi raggiungere lo stomaco. Questo reflusso avviene infatti contro la nostra volontà fisiologica, senza quindi l’aiuto di contrazioni muscolari e delle pareti gastriche, che contribuiscono invece al processo regolare di digestione, in collaborazione anche con la forza di gravità visto che il cibo “scende” dalla gola allo stomaco. I bruciori che sentiamo quando soffriamo di questi reflussi gastroesofagei sono quindi dovuti al fatto che il processo che avviene nel nostro corpo non è naturale ed è chiaro segnale di qualcosa che non va.reflusso gastroesofageo succhi gastrici foto2Il perno di tutti questi processi fisiologici è rappresentato dallo sfintere gastroesofageo, una valvola naturale che ha il compito di lasciare passare il cibo una volta che viene ingerito e digerito nel modo corretto, mentre ne ostruisce il passaggio in caso contrario. Lo sfintere gastroesofageo entra in funzione anche in situazioni di emergenza, come quando abbiamo la nausea e subentra la necessità di rimettere per espellere il cibo mal digerito. Solitamente lo sfintere occlude la possibilità per il bolo alimentare di risalire una volta finito nello stomaco, ma quando qualcosa non funziona ecco che lo sfintere si apre e lascia risalire i succhi gastrici. Questi a contatto con i liquidi esofagei provocano la famosa sensazione di bruciore di cui soffriamo e che ci permette di riconoscere il disturbo in questione. Ma da cosa è provocato questa sorta di cortocircuito gastroesofageo? I fattori scatenanti, come spesso accade, possono essere i più svariati:

  • il primo che ricordiamo è il già citato funzionamento anomalo della valvola che collega stomaco ed esofago, che permetterebbe ai succhi gastrici di risalire per una durata di tempo eccessiva e nociva rispetto al corretto processo di digestione;
  • una seconda causa è data dalla durata della permanenza del cibo nello stomaco durante la digestione: se nel processo di assimilazione del cibo quest’ultimo stanzia troppo a lungo nello stomaco senza la possibilità di essere sintetizzato per finire poi nell’intestino ecco che si crea la possibilità di reflusso gastroesofageo;
  • terza causa può essere individuata da una scorretta salivazione: la saliva è un agente basico del nostro corpo, che ha l’importante funzione di contrastare e controllare il tasso di acidità del cibo nel percorso digestivo; quando la salivazione non riesce a compiere il suo dovere nel modo più opportuno si viene a creare una situazione di acidità inaspettata.

Oltre a tutti questi fattori che possiamo definire “indipendenti” rispetto alla nostra volontà, in quanto fanno parte di processi naturali che il nostro sistema fisiologico compie in modo del tutto involontario, vi sono delle cause invece per le quali possiamo definirci “colpevoli”, anche se non nel senso pieno del termine; tra queste possiamo citare:

  • l’obesità: facilmente può essere causa di reflusso gastroesofageo in quanto la pressione esercitata dal grasso in eccesso va ad influire sulla possibilità di risalita dei succhi gastrici anche a digestione avvenuta;
  • la gravidanza: altro fattore sicuramente meno dovuto ad uno stato salutare scorretto ma comunque da tenere sotto controllo, infatti la presenza e la conseguente crescita del feto possono provocare delle pressioni ulteriori molto simili a quelle esercitate dall’individuo in stato di obesità, con gli stessi identici rischi per i tessuti interni dell’esofago;
  • il fumo: altro scomodo e pericoloso vizio la dipendenza dal fumo può provocare delle rilevanti alterazioni del processo digestivo, andando a compromettere la quantità basica della saliva e di conseguenza la sua efficacia nel contrastare l’acidità dei succhi gastrici;
  • situazione di stress: come sempre anche la dimensione psicologica può influire in modo positivo o negativo nei canonici processi fisici; nel caso di una situazione di stress è molto facile che venga compromessa una sana e corretta digestione da parte del nostro organismo;

I principali sintomi del reflusso gastroesofageo sono molto facili da riconoscere: i più comuni sono rigurgito acido, dolori e bruciori all’altezza dello sterno, frequenti colpi di tosse, sensazione di nausea. Nei casi meno comuni e solitamente segnale di una patologia più grave possono subentrare anche difficoltà nella respirazione, asma, giramenti di testa e cefalee. Se si avvertono i sintomi base della patologia uniti a questi sintomi invece più anomali è assolutamente consigliato contattare il proprio medico quanto prima.reflusso gastroesofageo succhi gastrici foto1I primi tentativi di cura si basano su terapie naturali e su rimedi che non comportano farmaci, in modo da poter sconfiggere il reflusso gastroesofageo senza troppi aiuti “esterni”. Le prime vie curative da provare a seguire comprendono un percorso alimentare basato su una dieta sana e volta alla perdita di peso (nel caso non si rientri già nei limiti del proprio peso forma), combinata assieme alla lotta a vizi e cattive abitudini quali la dipendenza dal fumo e dall’alcol. Inoltre è molto consigliata un’attività fisica costante, ovviamente entro i limiti delle proprie possibilità fisiche e della propria età. A ciò si può aggiungere il rispetto di orari adeguati ad uno stile di vita sano e il rispetto dei giusti tempi necessari alla digestione (solitamente attorno alle 3-4 ore) prima di coricarsi a letto la sera.
Questi rimedi naturali possono essere già sufficienti nel caso non si tratti di una patologia in uno stadio troppo avanzato. In caso contrario possono essere necessarie le prescrizioni farmacologiche di prodotti che siano in grado di contrastare e ridurre l’acidità del nostro stomaco.
Nei casi di gravità estrema del reflusso gastroesofageo e di una risposta insufficiente ai tentativi terapeutici appena elencati si può ricorrere alla chirurgia, intervenendo in modo mirato sugli organi coinvolti nel processo di digestione.

Il consiglio migliore è sempre quello di prevenire il manifestarsi di disturbi simili, cercando di seguire uno stile di vita sano e di mantenerlo nel corso del tempo, così da tenere alla larga i fattori scatenanti la patologia.