Essere indipendenti in tutto e per tutto: suona bene, ma è impossibile. Per fortuna. Uomini e animali condividono, in diversa misura, una componente di dipendenza nella loro vita. Tutti infatti hanno bisogno di essere accuditi, amati, approvati. Gli altri servono per fondare la propria autostima, per crearsi un’idea precisa di se stessi. Questo bisogno è evidente e importante soprattutto nell’uomo, che dipende dai propri simili per formare la sua identità. Per i bambini le figure adulte sono essenziali, perché sono la porta d’accesso al mondo. Se però qualcosa va storto in queste prime relazioni, gli effetti si fanno sentire per tutta la vita. È il caso della dipendenza affettiva, che si manifesta quando il bambino non è stato cresciuto in modo da sentirsi meritevole di amore e di cure.
La stragrande maggioranza di chi soffre di questo disturbo è donna, e molto frequentemente è una donna che nel corso dell’infanzia ha subito degli abusi. A monte di questa instabilità emotiva, quindi, non è raro trovare degli abusi sessuali o dei maltrattamenti, sia fisici che emotivi. Questi traumi restano quasi sempre irrisolti, perché è molto difficile superarli senza il supporto e la guida di un esperto, e hanno strascichi molto gravi sulla vita affettiva delle vittime.
La persona che soffre di dipendenza affettiva porta con sé un profondo e onnipresente senso di inferiorità, di costante inadeguatezza. A causa dei suoi trascorsi accetta senza lamentarsi situazioni che per altri sarebbero insostenibili ed umilianti: violenze e tradimenti possono essere tollerati, perché l’idea di trovarsi senza la persona amata è semplicemente spiazzante. Questa visione distorta dell’amore prevede dei continui sacrifici, nella convinzione che l’affetto vada dimostrato con la capacità di compiacere ed assecondare sempre l’amato. L’essere ricambiati in tutti questi sforzi non è contemplato in una relazione di questo tipo, ed è proprio questa la chiave dello squilibrio.
Presentata così, la dipendenza affettiva potrebbe sembrare un fenomeno unidirezionale. Ma non è la realtà, perché anche il partner dominante che consapevolmente sceglie di legarsi ad una persona bisognosa di affetto manifesta un qualche tipo di scompenso. Accettare un legame con una persona di questo tipo significa anche rifiutare un rapporto sano, alla pari. Una relazione del genere ha un’impronta gerarchica, dove qualcuno ha il controllo e condiziona in tutto e per tutto le mosse dell’altro. Spesso questo è indice di problemi nella famiglia d’origine che devono ancora essere risolti. La persona dominante scappa, rifiuta e prende le distanze: gode nell’essere oggetto di desiderio e di continue attenzioni. Non di rado è sposato oppure non è interessato a legarsi in maniera stabile. In ogni caso un comportamento di questo tipo può essere la spia di carenze affettive, colmate con le incessanti dimostrazioni d’amore del partner.
Quasi sempre è la persona dipendente che viene lasciata, ma la dipendenza affettiva non termina con la fine della relazione malata. Si tratta infatti di un circolo vizioso, destinato a riproporsi molte altre volte, finché il soggetto in questione non si decide a farsi aiutare e mettere in discussione il proprio modo di vivere l’affettività.
In psicologia si parla di “coazione a ripetere”, facendo riferimento a quell’atteggiamento inconsapevole che porta a riprodurre le situazioni, gli avvenimenti e i modi di fare negativi che si trovano nel proprio passato. È come se si replicasse all’infinito uno schema impostato in partenza, senza nemmeno rendersene conto. Ecco perché cambiare è così difficile, e molto probabilmente una volta terminata una relazione di questo tipo ne inizierà un’altra regolata dalle medesime dinamiche.
Per uscire da questa situazione di stallo è indispensabile lavorare su se stessi. Il rispetto verso la propria persona è una componente fondamentale per avere una relazione sana, perché prima di diventare una coppia bisogna riconoscersi e rispettarsi come individui. Non è così raro essere colpiti da questa dipendenza, anche solo per un periodo. L’importante è prenderne atto, riconoscere le proprie debolezze e cercare di cominciare da zero. Ovviamente non è un percorso facile ed è indispensabile farsi aiutare da un esperto. La dipendenza affettiva può essere grave al punto da rovinare la vita di una persona, rendendola del tutto instabile e sempre infelice. Se si è in coppia, ad un certo punto della terapia anche il partner può essere coinvolto, per ripensare insieme la relazione e migliorarla, gettando basi solide e sane.