Quando si sente parlare di questo esame specifico magari non tutti hanno ben chiaro in testa cosa è e come viene eseguito, cerchiamo quindi ora di spiegare in maniera dettagliata in cosa consiste la colposcopia, perchè si esegue e come viene effettuata.colposcopia-foto2La colposcopia è un esame che permette la visione ingrandita (da 2 a 60 volte) della cervice uterina, parte più esterna del collo dell’utero, della vagina e della vulva, con uno strumento ottico chiamato colposcopio. Il colposcopio è stato introdotto per la prima volta in Germania nel 1925 da Hinselmann.
E’ opportuno che la paziente nei 4-5 giorni precedente l’esame non si sottoponga a visite ginecologiche, non esegua terapie topiche vaginali e non abbia rapporti sessuali. Se è in età fertile, il momento migliore per eseguire la colposcopia è durante la fase ovulatoria del ciclo mestruale (intorno quindi al 14/16 giorno) perché durante questo periodo il muco endocervicale è limpido e facilita dunque la visione del canale ed un suo eventuale interessamento da parte di lesioni.
L’esame colposcopico fa parte delle tecniche diagnostiche di secondo livello. E’ indicata l’esecuzione della colposcopia prima di procedere a qualsiasi tipo di trattamento.Le indicazioni all’ esecuzione della colposcopia sono diverse:

  • Pap test positivo o dubbio oppure con aree macroscopicamente sospette
  • Individuazione di lesioni benigne del basso tratto genitale femminile quali condilomi, lesioni herpetiche, polipi cervicali, vari tipi di patologie infettive batteriche (cerviciti, vulvo-vaginiti), sifilomi, lesioni tubercolari ecc.
  • Perdite mestruali atipiche tra un ciclo mestruale e l’altro o dopo i rapporti sessuali
  • Esecuzione di biopsie mirate nei casi sospetti
  • Infezione da HPV
  • Donne con cervicite clinicamente sospetta anche con pap test negativo

Tecnicamente l’esame colposcopico completo viene così effettuato:

  • La paziente viene fatta accomodare in posizione ginecologica sul lettino
  • Viene poi inserito uno speculum della misura adatta al tipo di paziente per permettere l’esposizione della cervice uterina e dei fornici vaginali
  • Osservazione colposcopica diretta eventualmente dopo detersione delle secrezioni in eccesso con tampone imbevuto di soluzione fisiologica
  • Osservazione colposcopica dopo detersione con soluzione di acido acetico al 2-5%
  • Dilatazione con adatto strumento (kogan) dell’orifizio uterino esterno e visualizzazione del canale cervicale (dove ciò sia possibile)
  • Applicazione di soluzione iodurata di Lugol (test di Schiller) sulla cervice esterna e sui fornici vaginali
  • Osservazione delle pareti vaginali fino all’ostio vulvare (previa detersione con acido acetico) visualizzandole tramite lenta retrazione dello speculum
  • Visione diretta e dopo applicazione di acido acetico dell’ostio vulvare, della vulva e del perineo

L’acido acetico, oltre ad una migliore detersione, consente di visualizzare aree atipiche che assumono, dopo l’applicazione, un colorito biancastro dovuto alla presenza nell’epitelio di un elevato contenuto proteico che a contatto con l’acido tende a coagulare.L’effetto ottico di sbiancamento è progressivo e dura pochi minuti: si realizza così una visione dinamica del quadro colposcopico che consente una più accurata valutazione del caso. A seconda della struttura, spessore, contenuto proteico dell’epitelio, andamento dei vasi che irrorano il tessuto connettivo sottostante si ottengono quadri colposcopici peculiari:

  1. Area aceto-muta, indice di epitelio normale
  2. Area aceto-bianca di aspetto omogeneo, indice generalmente di ipercheratosi, leucoplachia
  3. Mosaico (area aceto-bianca nel cui contesto si evidenziano zolle di aspetto regolare o irregolare), suggestivo di displasia di vario grado e/o infezione da HPV
  4. Puntato (area aceto-bianca nel cui contesto appaiono punti rossi regolarmente od irregolarmente distribuiti), suggestivo di displasia di vario grado e/o infezione da HPV
  5. L’acido acetico permette quindi di differenziare i quadri normali da quelli sospetti per lesione di basso grado, lesione di alto grado o cancro invasivo.

Il test di Schiller o Lugol permette di differenziare un epitelio esocervicale o vaginale maturo da uno immaturo o anomalo. L’epitelio squamoso trofico, tipico dell’età fertile, assume una colorazione bruno-mogano a contatto con il colorante di Lugol (iodio positivo), in quanto contiene un’alta percentuale di glicogeno. L’epitelio atipico o quello alterato da fatti flogistici, essendo povero nel contenuto di glicogeno, si colora debolmente (iodio debole) o non si colora affatto (iodio negativo). Nell’età climaterica (ossia quella precedente alla menopausa) e soprattutto nella post-menopausa si assiste ad una progressiva atrofia dell’epitelio squamoso dovuta alla carenza di estrogeni. L’epitelio atrofico è poco glicogenato e risulta quindi iodio-negativo o iodio-debole, ma tale condizione è da correlarsi solo alla situazione ormonale.
Quindi in definitiva l’acido acetico risulta determinante per una diagnosi accurata, mentre la soluzione di Lugol aiuta durante il trattamento ad identificare il perimetro della lesione eventualmente da asportare.Una particolare attenzione viene rivolta dal ginecologo che esegue la colposcopia alla localizzazione e alla valutazione della giunzione squamo colonnare, cioè l’area di contatto tra l’epitelio colonnare endocervicale e l’epitelio squamoso esocervicale, nel cui contesto si trova l’epitelio metaplastico nei vari stadi di maturazione (zona di trasformazione TZ). L’intensità di colorazione di tale area al test di Schiller risulta direttamente proporzionale allo stadio di maturazione dell’epitelio metaplastico.
E’ infatti in questa zona che i processi metaplastici parafisiologici possono subire deviazioni in senso dispalstico (zona di trasformazione anormale ANTZ), realizzando i quadri colposcopici di atipia precedentemente descritti. La mancata visualizzazione della giunzione squamo colonnare rende la colposcopia non soddisfacente (reperto insoddisfacente). Il perfezionamento delle tecniche colposcopiche, insieme all’evoluzione delle conoscenze in campo citoistologico, consente oggi di ottenere un’alta specificità e sensibilità diagnostica, che nella gran parte dei casi può aiutare a diagnosticare il processo della formazione del cancro della cervice uterina. La colposcopia il più delle volte diagnostica tempestivamente un carcinoma invasivo e permette l’esecuzione di un trattamento terapeutico conservativo, evitando la chirurgia demolitiva.