La cistifellea altro non è che un organo di dimensioni ridotte che da il suo contributo durante il processo della digestione, dove entra in gioco dando un notevole aiuto al fegato nella sintesi di quella sostanza prodotta dal fegato che chiamiamo bile. La cistifellea può essere anche definita con il termine “colecisti” e rappresenta una delle parti interne del nostro corpo tra le più ignorate e sicuramente meno prese in considerazione. Bisogna ammettere però a nostra discolpa che ciò è dovuto alla sua funzione, catalogata come non di certo fondamentale o necessaria per il nostro organismo. Questo spiega facilmente come mai molti di noi non sono a conoscenza della sua posizione e del suo compito, tanto meno di come sia fatta e da che parti sia costituita nello specifico. Ma non per questo si deve sorvolare su questo piccolo organo che partecipa comunque un ingranaggio della catena di montaggio del nostro corpo, anche se di secondaria importanza.Entrando nel particolare il compito di questo organo è molto semplice e di facile comprensione, anche trattandolo con i termini tecnici e scientifici del gergo medico: la colecisti svolge la mansione di immagazzinare ed accumulare al suo interno la bile prodotta dal fegato, ovvero quel liquido secreto al fine di semplificare la digestione e l’assunzione di vitamine e grassi. Una volta “archiviata” al suo interno la cistifellea libera questa sostanza con la giusta misura e con le giuste tempistiche, ovvero nella fase subito successiva all’assunzione di qualche alimento, principalmente dopo i pasti o anche un minimo spuntino. Ciò aiuta anche a capire come la sua utilità sia di discutibile rilevanza ma non del tutto trascurabile, in quanto contribuisce a una maggiore fluidità nel processo digestivo del nostro organismo.Come detto la colecisti è un organo di dimensioni non considerevoli di morfologia piriforme: riprende cioè la forma propria della pera, con una conformazione tondeggiante e panciuta, che ricorda molto un fagiolo per intenderci. La sua lunghezza varia dagli otto agli undici centimetri, mentre la sua larghezza oscilla tra i due e i tre centimetri. Anche lo spessore delle sue pareti interne ed esterne può variare, senza mai superare i tre, quattro millimetri. Tutte queste cifre mutano di solito in proporzione alla costituzione fisica del singolo individuo. La parete esterna della cistifellea ha un colore verdastro che tende al grigio e ha una capacità che si avvicina ai cinquanta millilitri, capacità notevole viste le dimensioni interne.
La sua posizione è senza dubbio strategica per il corretto svolgimento della sua funzione, da sottolineare come sempre quando si parla della perfetta composizione e organizzazione naturale di quella macchina perfetta che rappresenta il nostro corpo in tutte le sue attività. Nel dettaglio troviamo la cistifellea posizionata in una zona convessa della parte inferiore del fegato, incavata in una sorta di depressione, una piccola nicchia su misura denominata fossetta cistica. Per meglio definirne le parti la possiamo suddividere in tre componenti: la prima che si definisce sul piano orizzontale, dalla parete sinistra a quella destra, e viene chiamata sezione di “fondo”; la seconda si compone sul piano verticale, dalla sezione superiore e quelle inferiore, e viene definita “corpo”; la terza invece si dilunga dalla sezione posteriore a quella anteriore, e viene chiamata “collo” nel gergo medico. Queste tre componenti si distinguono, e ci aiutano a dividere meglio le parti della cistifellea, anche grazie alla loro conformazione, in quanto la prima si estende ed è di forma dilatata, la seconda è di composizione più voluminosa rispetto alle altre, e la terza è evidentemente più sottile e fina. L’ultima porzione si prolunga fino a raggiungere la sezione d’apertura dell’intestino tenue, più nota con il nome di duodeno.All’interno della colecisti si possono creare delle situazioni patologiche dannose per il nostro organismo: la più famosa e diffusa tra queste è di sicuro la possibile formazione di calcoli, nello specifico di quest’organo si parla di calcoli “biliari”, così denominati perché si trovano all’interno della bile. Questi minuscoli sassolini si formano difatti quando il liquido biliare si solidifica a causa di un’eccessiva quantità di colesterolo o un eccesso di bilirubina, cioè di un pigmento prodotto della emoglobina. I calcoli si presentano come unità piccolissime di dimensione variabile a seconda della sostanza in eccesso nel liquido biliare, e vanno proprio ad ostacolare il consueto corso di quest’ultima, esattamente come fa una diga in costruzione nel letto di un fiume. Questa ostruzione può portare a conseguenze fisiologiche anche gravi, come l’infiammazione della cistifellea o dei tubicini ad essa collegati. In alcuni casi gravi e trattati tardivamente può arrivare anche a compromettere il corretto funzionamento dei dotti epatici e persino del fegato stesso. La diagnosi più efficace per riconoscere questo genere di problematiche è l’ecografia del fegato e di tutti questi dotti interessati dal passaggio della bile. Nel caso l’infiammazione abbia già raggiunto delle dimensioni quantitative o qualitative di alta pericolosità si deve intervenire chirurgicamente. Per evitare questi rischi i medici consigliano una dieta equilibrata e povera di colesterolo o simili, in modo da ridurre al minimo la possibilità che si formino i calcoli, specie nelle persone già soggette e disturbi simili.
Vista la sua dubbia indispensabilità l’essere umano (a livello teorico almeno) può ben sostenere un’asportazione chirurgica di questo particolare organo, operazione chiamata colecistectomia. Ma in alcuni casi si possono manifestare delle complicazioni che possono portare alla sindrome post-colecistectomia: i sintomi per riconoscere questa possibile degenerazione riguardano nausea, disturbi durante il processo di digestione, aerofagia, dissenteria, dolori nella zona addominale. Nelle peggiore ipotesi tali sintomi possono essere rivelatori di una sindrome cronica e possono comportare una deficienza digestiva permanente. Se si parte dal presupposto che questa sindrome è originata dall’asportazione di un organo la cui funzione è di opinabile utilità, si comprende facilmente come l’operazione chirurgica sia sempre e comunque molto delicata e di come è sia meglio prevenire anche i rischi minori, perché si si trascurano in modo esagerato possono trasformarsi in patologie serie che possono recare permanenti per il nostro organismo.