La dieta scarsdale è una delle diete più datate a livello temporale e che può vantare un considerevole passato e presente di successo e di popolarità. La dieta scarsdale viene introdotta nell’ambito medico verso la fine degli anni ’70 (nel 1978), dal dottor Herman Tarnower, noto radiologo della città di New York. Proprio a causa della sua storia di lungo corso, la dieta scarsdale viene spesso denigrata e messa in secondo piano perché considerata ormai desueta e per nulla al passo coi tempi. Questo tipo di dieta si basa su un programma alimentare specifico e molto rigoroso, che ne garantisce l’efficacia solo in caso di una condotta attenta e diligente. Il programma si divide in diverse fasi temporali che prevedono l’aumento o la diminuzione delle concessioni alimentari del paziente, con una base nutrizionale principalmente ipocalorica e iperproteica.I principi nutrizionali della dieta scarsdale si appogiano su un equilibrio ben definito tra le varie componenti necessarie al mantenimento del nostro organismo, con una significativa pendenza verso il consumo di proteine. Nello specifico, parlando di percentuali, la dieta prevede un apporto nutrizionale calorico che deve rimanere al di sotto delle 1000 calorie quotidiane, delle quali il 43% deve essere composto da proteine, il 23% deve essere integrato da grassi e restante 34% deve essere integrato attraverso i carboidrati. Si comprende chiaramente la direzione meramente proteica delle dieta anche osservando in concreto i numeri e i dati citati; va specificato però che questa impronta così forzata verso un dato principio nutrizionale a scapito di altri può condurre a patologie e disturbi anche gravi.Questo genere di diete risultano molto efficaci grazie alla loro rigidità, che non permette eccezioni e mira direttamente all’obiettivo primo di chi vuole perdere peso in poco tempo: l’eliminazione del grasso in eccesso. Infatti la dieta scarsdale promuove un tipo di programma che ha come primo obiettivo il catabolismo dei grassi.
Proprio per conseguire questo obiettivo in un lasco di tempo breve la dieta scarsdale si basa su ferree regole di condotta, che vanno seguite nei minimi dettagli anche per quanto riguarda gli alimenti scelti. Nella guida scritta dal dottor Tarnower non sono ammesse variazioni sul tema. Infatti sono riportati alcuni esempi di pazienti che richiedono un cambiamento sul programma alimentare, magari per impossibilità nel procurarsi il cibo previsto dalla dieta, con la richiesta di sostituzione di una verdura, ad esempio il sedano, con un’altra con valori nutrizionali simili, ad esempio il finocchio: la risposta dell’autore è negativa e non lascia spazio a ritrattazioni. Anche a causa di questa sua rigorosità ai limiti dell’assurdo la dieta scarsdale non gode di buona fama presso molti esperti, e sono altrettanti i dietologi che la sconsigliano.Nella guida del dottor Herman Tarnower sono riportati due principi imprescindibili alla base della dieta:
- il primo principio è il cosiddetto “two on two off”, cioè due settimane nelle quali bisogna rispettare in modo rigoroso la dieta e le sue regole alimentari e due settimane invece nelle quali si deve riuscire a mantenere il peso raggiunto, limitando comunque gli strappi alla regola; nel caso in cui non si riesca a raggiungere il peso desiderato nell’arco delle due settimane di dieta si deve ripartire con altri 14 giorni dopo la pausa del “two off”, continuando così fino a obiettivo raggiunto;
- il secondo principio è invece quello del “four pounds stop signal”: questa regola fondamentale entra in gioco a dieta conclusa e consiste nel monitoraggio del peso nei giorni seguenti al termine della dieta; se una volta raggiunto il peso desiderato si ricomincia ad ingrassare e ad accumulare chili (di solito la soglia sono i 2 chili in eccesso) si deve ricominciare immediatamente la dieta.
Un esempio di programma tipo della dieta scarsdale potrebbe essere il seguente:
- a colazione si può bere il classico caffè o tè, possibilmente senza zucchero; a questa bevanda si può accompagnare un frutto di stagione e una fetta di pane integrale;
- a pranzo si possono consumare carni bianche e magre, quali pollo, manzo, tacchino; la carne scelta può essere accompagnata da zucchine o spinaci o pomodori; al termine del pranzo si può prendere del caffè senza zucchero;
- a cena si consiglia di mangiare del pesce magro con un contorno di insalata mista, oppure con delle uova sode, o ancora dei pomodori (possibilmente differenziando le verdure e i contorni tra pranzo e cena;
Una delle regole fondamentali che non bisogna infrangere in nessun modo è quella degli spuntini fuori pasto: i pasti previsti dalla dieta sono solo e soltanto tre, e non sono assolutamente concessi sgarri per poter raggiungere il risultato nei tempi prestabiliti.Gli alimenti assolutamente da evitare quando ci si sottopone alla dieta scarsdale sono tutti i vari generi di pasta, compresa quella integrale, vietato anche il riso e le patate. Nella “lista nera” degli alimenti proibiti rientrano anche alcuni legumi che possiedono alti valori di zuccheri e glucidi quali ad esempio i piselli e i fagioli, cibi che solitamente vengono considerati adatti a qualsiasi genere di dieta. Tra gli alimenti da eliminare abbiamo anche l’olio, gli alimenti grassi quali il burro o la margarina, la panna, e ovviamente qualsiasi genere di bevanda a contenuto alcolico o anche solo gasata (sconsigliato anche il consumo di acqua frizzante).Il principale effetto indesiderato quando ci si sottopone al duro regime della dieta scarsdale è senza dubbio quello che prevede la possibilità di contrarre la chetosi: la chetosi (o acetonemia) è un disturbo che indica un alterazione del metabolismo del nostro organismo, provocato da un’insufficienza nell’assunzione di carboidrati per un corretto equilibrio alimentare. Solitamente questa patologia si manifesta nei soggetti che soffrono di diabete, ma può manifestarsi anche quando il soggetto è in fase di digiuno alimentare prolungato da alcuni giorni oppure proprio dalla scorretta alimentazione a seguito dell’adesione alla dieta scarsdale o simili (in particolare alle diete cosiddette “chetogeniche”, che prevedono cioè l’abbondanza di proteine e lipidi a scapito dei carboidrati). Oltre alla chetosi si possono manifestare anche molti altri disturbi che si basano sullo scompenso nutrizionale della nostra alimentazione.