La tendinosi è una patologia che va ad intaccare un qualsiasi tendine del nostro copro, dal tendine di Achille a quello rotuleo, provocando un disturbo piuttosto fastidioso e doloroso: ma è bene sottolineare che quando si parla di tendinosi non ci si riferisce a una infiammazione o alla presenza di cellule infiammatorie. A differenza di ciò che è ormai diffuso come conoscenza comune, si deve distinguere tra tendinosi e tendinite. Infatti la differenza tra le due patologie, sebbene molto sfumata, risulta piuttosto rilevante per effettuare una diagnosi adeguata e per recuperare al meglio lo stato di salute del tendine. La prima è uno stadio iniziale di disturbo al tendine che può degenerare nella più nota tendinite. Il termine tendinite, infatti, come si può intuire dal suffisso -ite, identifica la presenza di un’infiammazione vera e propria.
Oltre a questa distinzione di base, vi sono altri sottogeneri di disturbo che possono riguardare i tendini. In questo articolo analizzeremo e approfondiremo alcuni aspetti della tendinosi.Prima di tutto è bene chiarire cosa sia un tendine.
Il tendine altro non è che una struttura piuttosto robusta che funge da nesso tra il muscolo e l’osso ad esso adiacente. Si tratta di strutture fatte di fibre, con una forma ideale per il collegamento del muscolo anche ad altre parti interne del nostro organismo (non solo alle ossa quindi). Proprio a causa della loro delicata posizione, i tendini devono avere una conformazione piuttosto resistente, ma allo stesso tempo adatta alle flessioni e ai movimenti ripetitivi: ecco perché ogni tendine è composto da collagene, la componente più resistente, e da elastina, la componente più elastica e capace di distendersi e di ritrarsi a seconda delle esigenze del nostro corpo.
Va ricordato che il tendine può cambiare la sua conformazione a seconda della zona del corpo in cui è situato: solitamente si distingue nei due filoni principali, ovvero i tendini detti “di ancoraggio” e quelli detti invece “di scorrimento”. I secondi sono quelli dotati di una ulteriore protezione, dovuta alla loro delicata funzione, protezione che chiamiamo copertura sinoviale. Proprio i tendini di scorrimento sono quelli più sottoposti allo sforzo fisico e, di conseguenza, risultano essere i tendini più colpiti da patologie e infiammazioni, quali la tendinite, la tenosinovite e, ovviamente, la tendinosi.Il nostro corpo è dotato di una vasta quantità di collegamenti tendinei, che utilizziamo costantemente, spesso senza nemmeno accorgercene. Gli sportivi, in particolare, tendono a mettere a dura prova le prestazioni di questa efficiente parte del nostro corpo, nonostante la sua composizione sia proprio fatta per essere messa sotto sforzo.
Nel caso specifico di certe attività sportive, quali il calcio ad esempio, si possono riscontrare numerosi infortuni legati allo sollecitazione eccessiva dei tendini presenti nei nostri arti inferiori: il più famoso e sfruttato in discipline sportive come il calcio, che comprendono e prevedono un’intensa fase legata alla corsa e al cambio di direzione improvviso e imprevedibile, è senza dubbio il tendine rotuleo, così denominato perché situato in una posizione adiacente alla rotula. Per essere più precisi questo tendine si trova proprio nel mezzo tra rotula e tibia, che sono le due ossa per cui svolge la sua funzione di collegamento. Data la sua posizione importantissima è facile intuire la costante pressione che si esercita in un punto così centrale per quanto riguarda ogni attività che comprenda la corsa, il movimento delle gambe in generale, il salto, la flessione, ecc.
Un po’ come tutto il nostro corpo, anche i tendini sono sottoposti a un processo degenerativo con il passare degli anni, di conseguenza più “vecchio” è il nostro tendine, più facile sarà che qualcosa vada storto quando lo mettiamo sotto sforzo.
Il periodo che vede un incremento degli infortuni del tessuto tendineo è quello subito successivo alla soglia dei 35 anni, specie se il soggetto in questione pratica uno sport da diversi anni.
Altro tendine sottoposto a una costante pressione e, perciò, più facilmente danneggiabile è il tendine d’Achille, così denominato per la ovvia provenienza mitologica che riguarda il mito dell’eroe greco. Come nella maggior parte dei casi, l’eventuale degenerazione del tendine d’Achille si sviluppa in maniera progressiva e non compare all’improvviso dall’oggi al domani. Spesso è legata ad un accumulo di traumi e di lesioni che a distanza di tempo possono compromettere in modo quasi definitivo il corretto funzionamento e la consueta attività del tendine. Anche in questo caso l’età e i trascorsi sportivi di lunga data giocano un ruolo fondamentale per quanto riguarda il danneggiamento progressivo dei tendini.Spesso non si considerano tutte le possibili soluzioni che possono aiutare a prevenire un infortunio: solitamente si tende a trascurare una corretta attività fisica e motoria, fino a quando non si manifesta un problema fisico ed è troppo tardi per prevenirlo e si può solo sperare di curarlo in tempi ristretti.
Ma se si prestasse attenzione anche ai dettagli e alle minuzie che stanno attorno ad un allenamento e ad una prestazione sportiva, si potrebbero evitare molti più infortuni di quanti si crede.
Ad esempio il corretto svolgimento delle attività di stretching e di distensione muscolare sono alla base di ogni sano allenamento, sia all’inizio che alla fine di una sessione. Molto spesso sono gli stessi allenatori a sottovalutarne i benefici e ad ignorarne i lati positivi.
Sullo stesso piano per importanza nel fattore prevenzione vi sono le fasi di recupero da un infortunio precedente: quante volte si prova a stringere i denti e si tenta di rientrare in forma il prima possibile, accelerando le tempistiche necessarie ad un recupero totale e ottenendo così un risultato ancor peggiore e più dannoso per il nostro fisico.
Molto simili per cause ed effetti risultano le fasi di riposo tra un’attività e l’altra, senza le quali il nostro corpo non ha la possibilità di metabolizzare un dato allenamento e di rigenerarsi in maniera adeguata per affrontarne un altro.Per curare la tendinosi non esiste una pozione magica o una soluzione ideale che garantisca un risultato certo. Molti sportivi si affidano alle cure basate sull’utilizzo di laser o tecar, altri preferiscono affidarsi alla manipolazione o anche agli ultrasuoni. Più o meno tutte queste tecniche, allegate a un obbligatorio periodo di riposo, possono portare alla soluzione del problema di tendinosi e permettere un recupero totale. Nei casi di tendinosi in stadio avanzato si può essere necessario dover ricorrere anche all’intervento chirurgico.