L’ insufficienza cardiaca, definita anche come “scompenso cardiaco”, è una sindrome che si basa sull’incapacità del cuore di adempiere alla sua funzione principale: fornire l’adeguata quantità di sangue che l’organismo necessita. A causa di alcune particolari circostanze infatti il cuore può subire una sorta di indebolimento che ne riduce l’energia e non ne permette il consueto lavoro, solitamente a partire dall’area del ventricolo sinistro, almeno nella fase iniziale della sindrome. Il disturbo si può spostare anche nell’ area destra, coinvolgendo e danneggiando entrambi i ventricoli in contemporanea. L’ ovvia conseguenza di questo indebolimento (o meglio rallentamento) delle contrazioni ventricolari comporta una netta riduzione del volume di sangue “pompato” appunto dai ventricoli cardiaci verso gli organi e i tessuti vari, provocando un effetto a catena apparentemente inarrestabile. Questa situazione di peggioramento a cascata di molte funzioni consequenziali dell’organismo può portare a esiti concreti molto dannosi e pericolosi, addirittura fino al decesso del paziente se non si interviene in modo tempestivo.
Le ultime ricerche e raccolte di dati ci mostrano purtroppo un incremento continuo dei casi di insufficienza cardiaca, anche e soprattutto in rapporto all’invecchiamento proporzionale della popolazione mondiale. A sostegno di queste statistiche s’insinuano le prove dell’ epidemiologia che ci dimostra chiaramente come l’ insufficienza cardiaca tenda a colpire in modo particolare le persone che raggiungono una certa età: la soglia canonica sono i 75 anni, superati i quali i problemi di cuore come l’ insufficienza cardiaca si manifestano con sempre maggiore frequenza. Si parla di percentuali inferiori al 5 per cento per le persone di età inferiore ai 30 anni, percentuale che aumenta sensibilmente superati i 30/35 anni di età, attorno al 10 per cento, e una volta che ci si avvicina alla soglia appena citata si supera l’11/12 per cento di possibilità di riscontro della sindrome. Quest’ ultimo dato viene confermato anche grazie ad una panoramica storica: l’ insufficienza cardiaca e i conseguenti sviluppi cardiaci negativi che portavano al decesso erano identificati con la famosa definizione di morte “per cause naturali”, in quanto comprendevano un progressivo indebolimento di tutti gli organi uno dopo l’altro, a partire proprio dal cuore. A seguito di questo deterioramento molto spesso il paziente finiva in uno stato di coma irreversibile, simulando proprio l’entrata in un profondo sonno dal quale non si svegliava, enfatizzando la fragilità di funzionamento di un individuo di età molto avanzata.Le cause che possono portare all’ insufficienza cardiaca sono varie e disparate, e devono manifestarsi contemporaneamente per poter essere effettivamente fattori influenti. Come sopra citato la sindrome nasce una volta che il cuore non riesce a svolgere correttamente la fase della diastole, ovvero quella fase di distensione e rilasciamento delle cavità atriali e ventricolari che, assieme a quella delle arterie, permette l’affluenza del sangue. Tale situazione si presenta in situazioni fisiche critiche quali:
- aritmie e anomalie ritmiche del miocardio (il muscolo cardiaco): possono essere tra le prime cause che provocano il disturbo in questione, anche se considerate spesso come causa indiretta dell’ insufficienza cardiaca; in particolare la aritmie possono favorire una coagulazione di sangue, meglio conosciuto come trombosi, che nel peggiore dei casi può degenerare anche in ictus; le anomalie sono molto pericolose sia in caso di frequenza molto elevata dei battiti, sia nel caso di un battito a ritmo troppo basso;
- sempre a livello di coagulazione del sangue un altro fattore che può provocare un’ insufficienza cardiaca è il manifestarsi di un’ischemia, totale o parziale, che consiste nella totale assenza di afflusso di sangue in un dato organo, solitamente provocata da ostruzioni e coaguli di sangue appunto;
- in un’altra branca della stessa sindrome rientrano disturbi quali l’ aterosclerosi, ovvero la formazione di piccoli blocchi di natura lipidica e fibrosa all’interno delle arterie di grande e media dimensione, e l’ arteriosclerosi, che consiste invece nell’ispessimento delle pareti arteriolari di piccola dimensione;
- altre cause fautrici di un’ insufficienza cardiaca si possono trovare in quei disturbi definiti “congeniti”, cioè per i quali il nostro organismo è particolarmente soggetto dalla nascita; in questo caso, nello specifico, si parla di difetti cardiovascolari congeniti;
- inoltre vi sono alcune malattie croniche che possono facilitare l’insinuarsi di un’ insufficienza cardiaca, come ad esempio il lupus eritematoso sistemico, iper o ipotiroidismo, diabete, anemia in stato avanzato.
I sintomi di questa sindrome il più delle volte si celano dietro i disturbi comuni, che possono sopraggiungere con l’età avanzata o semplicemente con il manifestarsi di malattie minori. I più frequenti sono quelli che riguardano una costante sensazione di stanchezza, dopodiché subentra il gonfiore a livello delle caviglie e dei piedi; in seconda battuta si possono avere difficoltà respiratorie, uno dei sintomi principali per riconoscere l’insorgere di un’ insufficienza cardiaca, e disturbo del sonno proprio a causa di questa sensazione di soffocamento; frequenti sono anche l’aumento della tosse, la perdita di appetito, sensazione di nausea, tachicardia, perdita della memoria o frequenti stati di confusione. La rapidità con cui i sintomi si presentano può variare a seconda della tipologia di sindrome che si manifesta: se l’insufficienza è di tipo acuto allora si avrà uno sviluppo rapido di sintomi e conseguenti effetti, se invece è tipo cronico si vedrà uno sviluppo graduale ma progressivo del disturbo.Nella cura dell’ insufficienza cardiaca è molto importante trovare un equilibrio tra le modifiche da attuare al proprio stile di vita e l’assunzione dei farmaci adeguati. Questo equilibrio permette infatti di controllare nel modo giusto la sindrome e di esorcizzare la possibilità di infarti improvvisi o altri tipi di complicazioni. Le soluzioni più drastiche ma anche più efficaci riguardano un intervento chirurgico mirato alla riparazione o alla sostituzione delle valvole cardiache che non lavorano nel modo corretto, oppure prevedono un piccolo intervento che serve per l’innesto di un bypass coronarico, il quale agevola il compito delle arterie nel trasporto del sangue agli organi. Altre soluzioni chirurgiche riguardano l’innesto di dispositivi di assistenza ventricolare e di stimolazione biventricolare quali il famoso pacemaker, che serve a migliorare e a rendere efficiente il lavoro dei due atri ventricolari attraverso l’impulso dato da piccole scosse elettriche. Prima e dopo questi interventi è molto importante anche la terapia farmacologica, la quale prevede una serie di farmaci mirati a contrastare il disturbo recato dai sintomi e a neutralizzare le patologie che possono peggiorare la salute del muscolo cardiaco.