Il lupus eritematoso sistemico è un disturbo che presenta chiari e duraturi sintomi provocati da un’alterazione del sistema immunitario, nella maggior parte dei casi con danni e ripercussioni visibili. Questo tipo di malattia ha delle origini e dei meccanismi ancora non del tutto definiti, perciò una cura efficace e definitiva non è ancora stata trovata: possiamo definirla quindi una malattia cronica, stabilizzata nell’organismo che ne è affetto e non curabile neanche a distanza di tempo. Nel gergo medico è chiamata anche semplicemente “lupus”, in riferimento all’usanza tipica di denominare una patologia in modo analogico, paragonandola a qualcosa che già si conosceva in natura: l’infezione e le lesioni del lupus eritematoso sistemico ricordano infatti la ferita da morso provocata da un lupo, da cui il nome. Gli altri due termini furono aggiunti in seguito, “eritematoso” per le evidenti infiammazioni che appaiono nella cute e “sistemico” per la sua facilità di colpire più organi, allargando l’infezione e coinvolgendo diverse parti del corpo.
Dando un’occhiata all’epidemiologia risulta lampante come questo disturbo si manifesti molto più facilmente nel sesso femminile rispetto a quello maschile, a causa di una maggiore predisposizione genetica della donna a contrarne il virus (un esempio è la celebre cantante pop Selena Gomez). Anche la fascia d’età risulta differente, infatti le prime manifestano più facilmente la malattia in età fertile, mentre nei secondi la possibilità di riscontrare la malattia resta invariata nel corso della loro vita.Il lupus eritematoso sistemico viene spesso definito erroneamente una malattia ereditaria, ma non lo è. L’ereditarietà di questa patologia riguarda solamente la predisposizione genetica a contrarre il lupus eritematoso sistemico, non il suo effettivo passaggio di generazione in generazione. In particolare, nel caso in questione, si trasmettono alcuni caratteri genetici che comportano una certa reazione immunitaria del nostro organismo, ovvero una specifica produzione di anticorpi. Questi anticorpi vengono regolarmente prodotti dal nostro corpo quando entriamo in contatto con sostanze o virus che i nostri geni classificano come pericolosi o nocivi per la nostra salute, ed è proprio qui il nodo gordiano in questo tipo di malattia: gli esperti in materia non sono ancora riusciti a comprendere le misteriose circostanze per le quali chi è geneticamente predisposto alla malattia, a contatto con costituenti del nostro stesso organismo, avvia un processo di produzione di “autoanticorpi”, e non di anticorpi regolari. Gli autoanticorpi non si oppongono quindi a sostanze estranee ma al nostro stesso organismo, provocando delle conseguenze anomale e imprevedibili: una sorta di autolesionismo immunitario che comporta gravi infezioni dei vari tessuti.Come già ricordato il sesso femminile è più predisposto a contrarre la malattia rispetto al maschile, soprattutto in età giovanile. I sintomi indicatori di una possibile infezione da lupus eritematoso sistemico sono diversi ma molto frequenti anche per altra patologie, non vanno quindi confusi con sintomi che portano ad altre malattie simili, più o meno gravi. Solitamente i primi segnali d’allarme sono dati febbre alta e apparentemente immotivata, in seguito a un breve periodo di forte stanchezza e spossatezza, primi fattori che comportano un indebolimento delle difese immunitarie. Di seguito si possono manifestare dei dolori articolari di vario genere, con gonfiori e arrossamenti di natura sconosciuta uniti a disordini intestinali e molto frequentemente a dolori renali. Il sintomo più evidente resta però la formazione di eritemi ovviamente: come sottolinea il nome stesso della malattia sono proprio le infiammazioni della cute e la loro peculiare forma e costituzione a segnalarci la presenza di un disturbo di lupus eritematoso sistemico, o lupus.
Caratteristica molto particolare del lupus eritematoso sistemico è il suo manifestarsi in modo ciclico, attraverso l’alternanza tra periodi di arrossamento e evidente peggioramento dell’eritema, e periodi invece di “quiete” e assenza di sintomi evidenti della patologia. In poche parole si susseguono nel paziente fasi eruttive e fasi remissive. Più costanti invece sono altri sintomi minori ma non per questo meno rilevanti quali frequenti mal di testa ed emicranie, cefalee, sensibilità alle temperature troppo alte o troppo basse, forti dolori al petto, peggioramento della resistenza alla fotosensibilità, convulsioni. Nei casi più gravi, anche effetti collaterali di alcuni farmaci, si possono presentare danni ulteriori, come la caduta dei capelli, a livello fisico, o fasi depressive, dal punto di vista psicologico. È chiaro che un disturbo così invasivo, specie se colpisce parti del corpo costantemente esposte come il viso, è molto fastidioso anche solo a livello estetico: ciò può facilmente comportare difficoltà di autostima, nell’accettare se stessi, nel rapportarsi con gli altri, o anche solo l’imbarazzo che alcune cicatrici possono provocare se vissute nel modo sbagliato.
Le zone del nostro organismo maggiormente colpite da questo disturbo, oltre al già citato viso, sono principalmente i tessuti e gli organi quali cuore, polmoni, reni, cervello e persino midollo spinale.Purtroppo a cause delle ancora sconosciute origini di questa malattia non esistono vere e proprie cure definitive per il lupus eritematoso sistemico, anche se negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti molto importanti in tal senso. Ovviamente il tipo di cura cambia a seconda della gravità e della zona colpita dall’infiammazione: si passa da terapie leggere a base di cortisone a provvedimenti più seri, specie se il lupus eritematoso sistemico colpisce gli organi vitali. Le zone più delicate solitamente sono quella renale e quella che comprende il sistema nervoso, in quanto una loro infezione può comportare conseguenze molto spesso letali. Le complicazioni più gravi possono infatti condurre a emorragie, scompensi renali e malfunzionamenti del sistema nervoso. In questi casi vengono somministrati farmaci “immunosoppressori”, adibiti al blocco della produzione dei nocivi autoanticorpi: purtroppo questo tipo di trattamento, come si può intuire, è molto delicato, in quanto rischia di abbassare in modo compromettente le difese immunitarie del nostro organismo, anche quelle che non riguardano l’infiammazione dal lupus eritematoso sistemico. Inoltre tali immunosoppressori provocano spesso effetti indesiderati quali nausea, vomito, diarrea, spossatezza, ecc… e sono difficili da metabolizzare all’interno della cura di una malattia già di per se molto impegnativa a livello fisico. Molto importante è anche mantenere un rapporto costante col proprio medico, e non presentarsi solo nei casi di peggioramento o miglioramento: tenere sotto un attento controllo questo disturbo può aiutare a migliorare la propria qualità della vita, impedendo alla malattia di contagiare anche il nostro diritto alla felicità e ad una vita serena.