La disprassia è un disturbo che colpisce la capacità dei bambini di organizzare la propria attività motoria, impedendo loro una coordinazione corretta anche e soprattutto nello svolgimento di azioni volontarie. Questo disturbo non si manifesta sempre allo stesso modo e sempre con gli stessi sintomi, ma può variare da bambino a bambino, e in base alla sua invasività, può portare a conseguenze più o meno gravi: nei casi di disprassia “lieve” il bambino risulta semplicemente un po’ impacciato nei movimenti, mentre nei casi più seri di disprassia acuta il bambino può presentare anche delle evidenti difficoltà nell’apprendimento e in altre attività considerate normali e di facile realizzazione. In sostanza possiamo definire questa patologia come una sorta di ritardo del bambino nelle consuete tappe della crescita, ma allo stesso tempo non possiamo attribuire questo ritardo né alle sue facoltà mentali e nemmeno alle sue capacità strettamente fisiche.
A livello di incidenza, secondo gli studi più recenti, la disprassia colpisce e si manifesta nel 5% circa dei bambini della popolazione mondiale, alternando casi di disturbo serio e invadente ad altre forme di lieve o lievissima entità, dalle quali si può recuperare con alcuni semplici esercizi ed accorgimenti. La disprassia pare colpisca in modo più frequente il sesso maschile piuttosto che quello femminile (per ogni cinque bambini colpiti dal disturbo, quattro sono maschi) anche se non esistono prove scientifiche che certifichino questi dati.disprassia cause sintomi foto1Le cause che portano alla disprassia non sono ancora state ben identificate. Il disturbo rimane infatti in uno strano limbo a metà tra un deficit mentale e uno strettamente fisico e motorio. L’ipotesi finora più accreditata è quella che sostiene alcune mancanze a livello cerebrale, dove potrebbe esser presente un’anomalia tra i normali collegamenti nervosi del cervello. 
Osservando le statistiche possiamo notare che ne sono colpiti maggiormente i bambini che pesano poco, leggermente sottopeso e nati in tempi prematuri, i bambini che hanno avuto problemi durante la gravidanza, dovuti magari ad atteggiamenti poco consoni da parte della madre che li aveva in grembo (come abuso di alcol e fumo), oppure bambini che ereditano disturbi simili dai propri genitori, per motivi genetici quindi.Partendo da un discorso generale possiamo dire che i sintomi più evidenti della disprassia riguardano l’incapacità, o comunque la difficoltà, nella pianificazione in senso lato, sia che si tratti nella preparazione di un particolare movimento, sia che si tratti della preparazione di una risposta ad un input esterno, come una semplice domanda. Su un piano più pragmatico e concreto, i sintomi evidenti che colpiscono un bambino disprassico possono manifestarsi nella difficoltà nel compiere semplici azioni quotidiane quali scrivere, disegnare, colorare, mangiare in modo corretto utilizzando le posate, ma anche azioni ancora più basilari quali allacciarsi le scarpe e chiudersi i bottoni del giubbetto. Se si hanno dei dubbi riguardo la presenza o meno del disturbo su un bambino vi sono dei “giochi-test” rivelatori, che palesano in modo piuttosto affidabile se il bambino soffre o meno di disprassia: ad esempio si consiglia di fargli provare dei giochi che richiedono una coordinazione mente-corpo a livelli minimi, come unire i segmenti di un puzzle, collegando alla percezione mentale del giusto tassello il corretto movimento di applicazione ad incastro nell’insieme. Anche giochi come le costruzioni o i lego agiscono sugli stessi recettori e attivano, o dovrebbero attivare, le reazioni minime per capire se il bambino riesce o meno a coordinarsi. Molto utile può essere anche far giocare il bambino con la palla, osservando se riesce a prenderla al volo o se riesce a lanciarla senza troppe difficoltà. Nei casi più gravi anche la dislessia, disgrafia e l’afasia possono essere dei sintomi di una disprassia generale.Le conseguenze più immediate che si manifestano in un bambino che soffre di disprassia sono: l’incapacità di svolgere delle attività sportive, anche a livelli basilari; la difficoltà nell’integrazione con i coetanei, dovuta all’incapacità di giocare con loro e, nei peggiori casi, anche solo di comunicare in modo comprensibile e costruttivo; la difficoltà nel portare a compimento consegne e compiti per casa, spesso a causa del prolungamento delle tempistiche nello svolgere gli esercizi rispetto alla norma; anche la difficoltà nell’imparare a scrivere in modo chiaro e corretto può essere una conseguenza diretta del disturbo, dovuta non tanto all’incomprensione delle lettere e dell’organizzazione sintattica della frase, quanto piuttosto alla difficoltà nel reggere e utilizzare la penna nel modo adeguato, tracciando nel foglio dei segni chiari e ben organizzati. Purtroppo in molti casi la disprassia viene scambiata per un vero e proprio handicap, anche se in realtà è un disturbo che si può superare, anche in modo totale e completo, attraverso un costante esercizio.disprassia cause sintomi foto2La prima cosa da fare quando si riconosce un possibile caso di disprassia è rivolgersi ad un esperto. Quest’ultimo sarà in grado di riconoscere se i sintomi in questione sono effettivamente riconducibili a un caso di disprassia, e, se lo sono, che stadio è stato raggiunto dal bambino, se il disturbo è lieve oppure già molto avanzato. Fortunatamente non essendo una malattia vera e propria le possibilità di recupero sono quasi garantite al 100%, ovviamente seguendo in modo pedissequo i giusti step e svolgendo le giuste terapie di recupero. Va ricordato che il disturbo si manifesta in maniera diversa per ogni singolo bambino, di conseguenza i percorsi di recupero vanno personalizzati in base al singolo paziente: è proprio qui che diventa fondamentale la figura dell’esperto in materia. I meccanismi di recupero si concentrano sul potenziamento delle attività motorie, sul potenziamento delle capacità linguistiche, ma anche sull’innalzamanto della soglia di concentrazione del bambino, oltre all’aumento della durata delle fasi di attenzione. In stretta collaborazione con il terapista professionista è fondamentale l’aiuto di genitori, dei famigliari, di amici e compagni di classe, degli stessi maestri a scuola, in modo da creare una sorta di terapia comune (prestando attenzione a non dilagare nella esagerazione) che aiuti il bambino a recuperare in serenità e senza troppe pressioni, grazie anche ad un ambiente circostante adatto.