L’ amitriptilina appartiene alla classe dei farmaci antidepressivi TCA (sigla che sta per “triciclici”) i quali hanno la funzione di inbitori della ricaptazione di composti organici contenenti azoto, le ammine, e producono anche alcune interazioni con vari recettori neurotrasmettitoriali che possono recare delicati effetti collaterali. Proprio per questo motivo gli antidepressivi TCA sono considerati dei farmaci di certo di non ultima generazione, ma nonostante questo sono ancora molto impiegati e piuttosto efficaci nel trattamento di molte sindromi da depressione. L’ amitriptilina in particolare possiede una rilevante influenza a livello sedativo e agisce principalmente sul sistema serotoninergico, e, data la sua efficacia, rientra nella speciale lista di quei farmaci che vengono definiti “essenziali” dalla Organizzazione mondiale della sanità. Questa lista viene pubblicata e aggiornata ogni due anni dopo l’ analisi delle novità farmaceutiche da parte di un gruppo di esperti, che selezionano e introducono quei prodotti che per qualità, sicurezza e costo sono da considerarsi come insostituibili tra le liste nazionali di medicinali di ogni Paese. Ciò evidenzia la rilevanza del farmaco in questione all’ interno della sua area specifica d’ azione, ovvero l’ ausilio psicologico in caso di depressione.La depressione è un termine che viene spesso abusato e utilizzato in modo arbitrario per definire un ampio raggio di sindromi. Ma in pochi in realtà conosco in modo dettagliato questo disturbo, le cause che lo possono avvicinare e le cure che servono per uscirne. Vediamo in modo più preciso in che cosa consiste.
La depressione è una sorta di alterazione emotiva in negativo, che può arrivare ad avere una grandissima influenza sul piano comportamentale dell’individuo in quanto è prima di tutto il lato psicologico quello che subisce la patologia in modo preponderante. Viene infatti definita una sindrome psichiatrica a tutto tondo, che va a colpire il nostro interesse anche verso quelle attività che abbiamo sempre considerato più piacevoli e interessanti facendoci sprofondare nell’anedonia, termine di origine greca che indica l’ incapacità dell’uomo di godere dell’ esistenza e di tutte quelle esperienze ritenute stimolanti a livello universale (avere successo, dormire, mangiare, avere rapporti sessuali…). Le cause che possono portare a questo stato emotivo così compromesso sono diverse e molto spesso riguardano la perdita nella propria autostima e da lì hanno facilmente origine. Possono anche derivare però da situazioni sociali spiacevoli o che hanno provocato come conseguenza un abbassamento della stima personale. Nel dettaglio la depressione si manifesta in tutte le sue forme una volta che l’ individuo subisce dei traumi che provocano un malfunzionamento di quei neurotrasmettitori che controllano il nostro umore e il nostro stato emozionale generale. L’ amitriptilina entra in gioco proprio per sconfiggere queste sindromi e per riattivare in modo efficiente questi recettori e trasmetittori nervosi.Questo particolare tipo di farmaco antidepressivo viene utilizzato soprattutto in specifici casi di disagio psicologico e in varie tipologie di depressione come:
- la depressione maggiore: questo tipo di depressione arriva a destabilizzare la percezione cognitiva dell’individuo intaccandone spesso anche l’emotività nei confronti degli affetti familiari e non solo; questa può alterare anche le abitudini alimentari e disturbare il sonno, portando a conseguenze molto preoccupanti se non trattate con i giusti mezzi;
- la depressione endogena: forse ancora più grave di quella maggiore in quanto le sue cause fondanti sembrano risiedere in motivazioni biologiche e innate dell’ individuo e non a seguito di fattori esterni e condizionanti;
- la depressione reattiva: questa tipologia invece deve proprio la sua evoluzione ad una evidente causa esterna, quale può essere un grave lutto, una fortissima delusione, un grande fallimento o una separazione emotivamente molto importante;
- la depressione mascherata: si manifesta in modo insolito, ovvero attraverso sintomi più fisici che psicologici, nonostante la patologia mantenga una natura del tutto mentale prima che somatica;
- la depressione ansiosa: la depressione ansiosa è caratterizzata da un parallelismo molto forte tra gli attacchi di panico e il conseguente stato di alterazione emotiva che ne può derivare;
- la depressione secondaria: questa tipologia di depressione invece deve la sua origine ad altre patologie che colpiscono l’individuo;
L’ amitriptilina solitamente viene somministrata per via orale, o sotto forma di compresse e pastiglie, oppure sotto forma di gocce. In entrambi i casi l’assunzione viene reiterata in diversi momenti della giornata. Una particolarità di questo tipi di farmaci antidepressivi riguarda la loro durata può risultare molto prolungata nel tempo: infatti i risultati non si palesano nelle prime fasi della terapia, nelle prime settimane per dare una misura approssimativa, ma richiedono pazienza e autocontrollo, soprattutto in questo primo periodo. In caso di miglioramento già dopo pochi giorni dall’assunzione l’effetto benefico va attribuito molto probabilmente ad un effetto placebo.Gli effetti indesiderati rappresentano un argomento particolarmente delicato, specialmente quando si parla di antidepressivi. Le complicazioni che possono manifestarsi sono molte e cambiano a seconda di come reagisce il paziente. Tra le principali dell’ amitriptilina elenchiamo:
- disturbi del sistema nervoso, come cefalee, emicranie, sensazioni di vertigini, convulsioni e in alcuni casi attacchi epilettici;
- disturbi intestinali tra i più comuni quali nausea, vomito, diarrea, stitichezza, in rari casi anche anoressia;
- disturbi psichiatrici facilmente legati allo stato depressivo con cui si sta combattendo: tra i principali si possono manifestare insonnia, allucinazioni di vaio genere, umore altalenante che alterna stati di euforia e disforia;
Purtroppo l’ assunzione di questi farmaci è spesso legata a situazioni psicologiche drammatiche e difficili da gestire, a ciò va aggiunto inoltre che l’ intervento dell’ antidepressivo nei neurotrasmettitori non è immediato, ma richiede un periodo di tempo piuttosto lungo per un paziente in difficoltà. Proprio queste prime fasi della terapia hanno sfortunatamente registrato un elevato numero di suicidi o tentati suicidi in seguito all’ assunzione di farmaci come l’ amitriptilina o simili. L’ elemento più drammatico riguarda il lasco d’età di cui questi dati sono testimoni: si parla infatti di episodi che riguardano bambini o adolescenti. Correlato a questi fatti è anche il discorso che riguarda il sovradosaggio, che può essere purtroppo sia volontario, specie nei casi di tentato suicidio, sia involontario, ma comunque inerente a momenti di difficoltà in cui si cerca una via di fuga aumentando le dosi quotidiane sperando in un effetto immediato senza considerare le controindicazioni fatali dell’ amitriptilina.