Negli ultimi anni il tatuaggio è sicuramente diventato una delle mode più in voga e più diffuse tra i giovani, ma anche tra i meno giovani. La quantità di persone che hanno deciso di imprimersi sulla pelle un segno indelebile è in costante aumento, così come la tolleranza nei confronti di questo gesto “ribelle” che fino a qualche tempo fa veniva considerato come atto estremo, ai limiti dell’emarginazione. Che si tratti di un’insignificante farfallina all’altezza della caviglia o di un tribale lungo tutto il braccio, quasi tutti oggi decidono di imprimersi un simbolo sul proprio corpo, a ricordo di un’esperienza importante per la propria vita, come emblema di una particolare passione, oppure come semplice disegno per un motivo puramente estetico. Di pari passo con l’aumento del numero delle persone tatuate, però, è aumentato di conseguenza anche il numero delle persone che si sono pentite della propria scelta e decidono così di rimuovere il/i tatuaggio/i.
Ma è una scelta semplice? È un’operazione veloce e dal risultato garantito? È molto dolorosa?
Vediamo di conoscere meglio tutto ciò che ruota attorno ad un’operazione di rimozione di un tatuaggio.Le motivazioni alla base di una decisione come quella di rimuovere un tatuaggio possono essere davvero molte. Tra le più diffuse c’è sempre quella del pentimento: spesso il tatuaggio è stata una scelta avventata, effettuata in giovane e ingenua età, senza la giusta considerazione del futuro, del fatto che sia un segno perenne, che rimane anche quando la pelle perde il suo tono e invecchia, storpiando l’immagine originale. Molto diffusa anche la motivazione che riguarda una riuscita del tatuaggio diversa da quella che ci si aspettava, magari viziata dall’inesperienza del tatuatore o da un’incomprensione rispetto all’idea di partenza. Altrettanto diffuso è il tatuaggio fatto per motivi di cuore, che difficilmente “resiste” dopo la fine del rapporto. Infine vanno considerati anche i motivi professionali: in molti impieghi, infatti, è vietato avere dei tatuaggi, perciò molti giovani tatuati che si affacciano sul mondo del lavoro devono stare molto attenti alle regole che la nuova professione impone. Tra questi ricordiamo professioni come il carabiniere o la guardia di finanza.L’operazione di rimozione del tatuaggio avviene tramite nuove e moderne tecnologie laser, che garantiscono un buon risultato anche se molte volte non possono assicurare l’eliminazione al cento per cento. Il buon esito della rimozione dipende da vari fattori quali la dimensione del tatuaggio, la profondità che l’ago ha raggiunto durante la realizzazione, la densità del colore e dell’inchiostro rimasto sulla pelle, il colore stesso della pelle del paziente (infatti più scura è la carnagione del soggetto più risulta difficile una rimozione totale del disegno).
Il consiglio migliore è quello di sottoporsi alla rimozione solo se convinti in tutto e per tutto di voler eliminare il tatuaggio, consapevoli anche del possibile risultato incerto dell’operazione. Un po’ come quando, al contrario, si riflette e si decide di fare o meno un tatuaggio. Inoltre è anche molto importante rivolgersi a professionisti del settore ed esperti in materia: la rimozione richiede l’utilizzo di laser piuttosto nocivi per la cute, che vanno dosati nella giusta misura e nelle giuste zone del corpo. Proprio per questo l’impulso laser viene ridotto a pochissimi secondi di esposizione sulla pelle, in quanto la sua principale funzione è quella di ridurre in frammenti le cellule che trattengono i pigmenti di colore del tatuaggio.Il numero di sedute necessario per uno smaltimento efficace del tatuaggio non è mai inferiore a 3, numero minimo per un buon risultato nella migliore delle ipotesi. Va detto, però, che in molti casi, specie con i tatuaggi di grandi dimensioni, il numero di sedute necessarie può superare anche la decina di incontri. Fattore che può aumentare il numero delle possibili sedute è anche il tipo e la varietà di colori presenti nel disegno: più sono i colori, più lenta sarà la rimozione.Purtroppo l’operazione di rimozione di un tatuaggio è piuttosto dolorosa. Il trattamento prevede per questo una leggera anestesia prima della operazione che viene effettuata tramite una speciale crema, che da sollievo e affievolisce il dolore provocato dal laser durante la seduta. Inoltre viene molto spesso applicato del ghiaccio durante le pause del trattamento, in modo da non infiammare in modo eccessivo le zone interessate. Bisogna ricordare che è pur sempre un’operazione che viene realizzata da un chirurgo plastico, quindi pur sempre un chirurgo, che necessita perciò di strumenti piuttosto invasivi che vanno a modificare in modo deciso la struttura normale del nostro corpo, in questo caso specifico della nostra pelle.Dopo il termine di ogni seduta si possono formare delle piccole bolle sulla superficie della pelle: questa reazione è perfettamente normale, ma va comunque tenuta sotto controllo: è bene perciò applicare dei particolari unguenti che anestetizzano il dolore e inibiscono il processo di infiammazione della cute e degli strati sottocutanei. Solitamente viene anche applicata della vaselina e, dopo di questa, uno strato di garza protettiva, che evita il contatto diretto con i vari tessuti dei nostri indumenti, che possono andare a infettare la zona appena trattata. Il periodo post rimozione è sempre piuttosto simile a quello che segue la realizzazione di un tatuaggio: si devono evitare le esposizioni al sole e ancor di più le esposizioni a lampade abbronzanti o simili. Anche il periodo dell’anno in cui si decide di rimuovere il tatuaggio è molto indicativo per una buona riuscita. Difatti la rimozione, come detto, può prolungarsi per un numero di sedute che supera il mese o anche i due mesi di tempo, motivo per cui si devono calcolare eventuali problemi che possono sopraggiungere. Per uno sportivo ad esempio è sempre meglio evitare di sudare durante questo periodo, perciò la fase di rimozione corrisponderebbe ad una fase di stop dall’attività fisica. Il periodo invernale può essere l’ideale per quanto riguarda la copertura dai raggi solari, ma vi è la contropartita causata dal costante contatto con un indumento che non lascia respirare la zona trattata. Viceversa invece per quanto riguarda il periodo estivo.