La degenerazione maculare (come approfondito in questo articolo) è una malattia che colpisce la retina dell’occhio e che può portare alla perdita totale della vista centrale, della macula appunto. Questo tipo di patologia può manifestarsi a causa di un normale processo di invecchiamento, oppure per semplice eredità genetica, quindi per predisposizione fisica dell’individuo. Proprio per questo motivo è bene tenere sempre sotto controllo i propri occhi, specie se si ha qualche famigliare o qualche parente affetto dal disturbo della degenerazione maculare o simili. Allo stesso tempo, superata una cera soglia d’età (solitamente si parla dei 55/60 anni) è consigliato un controllo di routine, al fine di prevedere e affrontare al meglio eventuali sintomi. Ma la degenerazione maculare può essere anche la conseguenza in negativo di altre patologie, quali la miopia, oppure il retaggio degenerativo di qualche trauma subito o di infiammazioni anche lievi del bulbo oculare.
Per quanto riguarda l’incidenza della degenerazione maculare le percentuali si aggirano attorno ad un 20% della popolazione occidentale che soffre o viene colpito dalla patologia della retina. Le statistiche parlano di una particolare sensibilità e di una maggiore tendenza a contrarre il disturbo da parte del sesso femminile, anche se si parla di differenze minime rispetto a quello maschile. I numeri ci dicono inoltre che una percentuale del 10% dei colpiti dalla patologia rischiano di essere infettati anche nell’occhio ancora sano, e possono quindi ricadere in una cecità simmetrica di entrambi gli occhi.Tra i fattori di rischio principali che possono provocare questo disturbo abbiamo:
- il fattore età: come anticipato l’età gioca un ruolo fondamentale quando si parla di degenerazione maculare; i primi casi di degenerazione senile si manifestano dopo i 50/55 anni, e raggiungono il loro apice nella fascia d’età che va dai 60 ai 70 anni;
- il fattore alimentare: altro elemento spesso sottovalutato è quello della dieta che normalmente si segue; il rischio di contrarre la degenerazione aumenta in presenza di radicali liberi e in mancanza di assunzione di antiossidanti sufficienti per contrastarne l’azione (rimando all’articolo sui radicali liberi)
- i fattori di danneggiamento fisico: situazioni come un’eccessiva esposizione alla luce solare o esposizione a sostanze nocive per l’organismo possono accelerare in maniera piuttosto evidente la degenerazione maculare;
- cattive abitudini come fumo e abuso di alcol possono essere altri fattori decisivi che complicano la salute e il corretto funzionamento dell’occhio;
- il fattore del genere: come accennato tra le statistiche il sesso femminile ha una tendenza maggiore a contrarre il disturbo, specie dopo una certa età (si ha un impennata delle probabilità dopo i 75 anni);
- ultimo ma non meno importante è senza dubbio il fattore ereditario della patologia: è sufficiente che un nostro parente di sangue abbia contratto il disturbo per aumentare in modo significativo il rischio di esserne affetti;
La terapia più consigliata e indicata quando si contrae la degenerazione maculare è quella farmacologica: l’assunzione di antiangiogenici sembra essere la più efficace in tal senso. Normalmente si possono assumere tramite una piccola operazioni che avviene dopo una lieve anestesia locale, dopo la quale si iniettano nell’occhio questi farmaci in grado di inibire la crescita della macchia maculare. La cura totale sembra ancora piuttosto difficile da garantire, al contrario invece, molti di questi prodotti farmacologici hanno fatto riscontrare un arresto del disturbo e in alcuni casi addirittura un miglioramento nel paziente.
Altre tipologie terapeutiche contro la degenerazione maculare sono la terapia fotodinamica e la terapia con i laser. La prima avviene attraverso un iniezione endovenosa e l’utilizzo di un laser, e può essere coadiuvata dall’assunzione dei farmaci sopracitati. La seconda utilizza direttamente il laser e ha l’obiettivo di ringiovanire la retina, ma risulta molto efficace solo se il paziente presenta uno stato ancora primordiale del disturbo. Altri metodi non ancora ufficialmente approvati e condivisi possono essere quello dell’intervento di traslocazione della retina, solo in casi molto gravi, e quello delle cellule staminali, ancora in fase di sperimentazione.