La comunicazione aumentativa alternativa, abbreviata con la sigla CAA, è un metodo di semplificazione ed incremento delle possibilità comunicative di un dato soggetto che presenta delle difficoltà nella comunicazione di base. Questa difficoltà può essere causata da diversi disturbi o derivare da fonti differenti: la peculiarità della comunicazione aumentativa alternativa risiede proprio nella precisione analitica con la quale si studiano le eventuali strategie d’azione in base alle problematiche del singolo individuo. I termini che definiscono la denominazione di questo metodo comunicativo hanno un significato ben preciso: si dice comunicazione “aumentativa” in quanto la pratica adottata non ha solo lo scopo di formulare nuove possibilità di comunicazione, ma anche quello di intensificare e migliorare le capacità comunicative già in possesso del soggetto. Viene definita anche come “alternativa” poiché offre e propone metodi comunicativi diversi da quello standard, al fine di agevolare il soggetto permettendogli di superare le difficoltà più evidenti.Per rintracciare i primissimi esempi di CAA si deve ritornare agli anni ’50, negli Stati Uniti. Qui infatti vennero alla luce i primi casi ufficialmente riconosciuti di disabilità comunicativa, che permisero una evoluzione e un avanzamento della sensibilizzazione nei confronti di chi manifestava questo tipo di difficoltà. Lo stesso presidente americano del tempo, J. F. Kennedy, rese pubblico il fatto di avere alcuni parenti che soffrivano di disturbi simili, favorendo così un progressivo interessamento verso questo argomento, e incentivando la creazione di un metodo che permettesse anche a chi soffriva di difficoltà comunicative di esprimersi e farsi capire. A questo fenomeno se ne aggiunsero altri quali il progresso delle scienze mediche e della medicina in generale, che permisero di migliorare le tecniche di cura contro malattie che sino a quel momento sembravano incontrastabili. Un numero sempre più alto di pazienti sopravviveva a traumi, infarti e ictus, manifestando però delle evidenti conseguenze post-traumatiche. Tra queste una delle più frequenti era proprio la difficoltà nella comunicazione, o la totale impossibilità nell’espressione. A ciò va aggiunto l’aumento della sensibilizzazione nei confronti dei non udenti e dei soggetti affetti da mutismo, che portò all’impegno nella ricerca di un linguaggio alternativo che permettesse anche a loro la comunicazione. Tutti questi processi portarono nel giro di qualche anno alla fondazione dei primi programmi di comunicazione aumentativa alternativa (il primo fu realizzato presso Jowa City, fu rivolto in particolare ad alcuni bambini che soffrivano di ritardi cerebrali e durò una decina di anni). Lo sviluppo successivo portò alla realizzazione di strumenti ed oggetti tecnologici che potessero facilitare la comunicazione, anche in situazioni fisiche critiche. Le prime invenzioni furono una macchina da scrivere con comandi semplificati, l’introduzione di semplici oggetti acustici come un campanello per rispondere in modo affermativo o negativo alle domande, e anche il perfezionamento di alcuni strumenti che sfruttavano le luci per la comprensione e l’espressione del soggetto. Negli anni ’70 fu realizzato il primo display che permetteva di leggere ciò che il soggetto scriveva e voleva dire (fu creato da Toby Writer e fu chiamato “the light writer”). Negli anni ’80 vennero istituiti i primi centri appositi per il recupero e miglioramento della comunicazione per i soggetti che non riuscivano a comunicare in maniera efficace, qualsiasi fosse l’origine della loro difficoltà. In Italia si è dovuto attendere fino al nuovo millennio per la realizzazione del primo centro adibito al recupero e all’ausilio nella comunicazione per i soggetti con disabilità comunicative.I principi fondamentali della CAA sono costruiti attorno alla semplificazione delle capacità produttive del linguaggio, ma anche di quelle ricettive della comprensione. Il miglioramento del soggetto deve avvenire sul piano prima di tutto naturale, favorendo il progresso e il continuo stimolo all’autocorrezione e all’acquisizione di maggiore autonomia comunicativa. In secondo luogo possono subentrare degli oggetti e degli strumenti che svolgono il compito di coadiuvare e facilitare questo miglioramento.
Il primo step da seguire, diviso tra il soggetto con difficoltà comunicative e il proprio partner comunicativo ( che può essere un proprio famigliare, un amico, uno specialista…), è quello di individuare il livello di comunicazione al quale il soggetto si trova, tenendo conto della sua età, delle sue difficoltà, degli eventuali disturbi che influiscono e giocano a sfavore delle sue possibilità e così via. In seconda istanza è importante creare delle continue situazioni comunicative, nelle quali il soggetto deve essere continuamente stimolato al dialogo e alla comunicazione.
La comunicazione aumentativa alternativa deve essere strutturata in modo che non vi sia esclusivamente un’esposizione ai simboli e ai segni di comunicazione facilitata, ma sia enfatizzata anche la partecipazione continua del soggetto.All’origine dell’intervento della comunicazione aumentativa alternativa deve esserci una valutazione e una programmazione ben stabilita da un gruppo di esperti che possano stabilire un percorso definito e produttivo per il paziente, specie se si tratta di un bambino.
Una volta effettuata una valutazione accurata si potrà procedere con un intervento specifico e mirato per il singolo soggetto, in quanto le difficoltà comunicative variano enormemente da un paziente all’altro. A riprova di ciò vanno riproposti incontri costanti a breve distanza l’uno dall’altro, in modo da mantenere una linea d’azione coerente che permetta al soggetto di seguire un percorso crescente verso una maggiore autonomia, con continui aggiornamenti per l’esperto del caso.La CAA è principalmente rivolta a soggetti con difficoltà di comprensione ed espressione attraverso il linguaggio comune. Molto spesso i soggetti che presentano queste problematiche sono dei bambini, per i quali è ancora possibile migliorare le proprie abilità comunicative attraverso un costante esercizio (al contrario di molte credenze comuni non vi è possibilità alcuna che la comunicazione aumentativa alternativa possa interferire con l’acquisizione linguistica e comunicativa del bambino). In altri casi, specie per gli adulti, la situazione può essere più complicata. Infatti molte volte le difficoltà comunicative si manifestano a seguito di qualche trauma o di malattie particolarmente invadenti. Il disturbo comunicativo si manifesta spesso anche a seguito di ictus, afasie gravi, infarti, sclerosi, Alzheimer…Oppure durante semplici periodi transitori come in caso di arrivo in un nuovo Paese con una lingua completamente diversa da quella nativa.