La plicometria è un semplice ma piuttosto fedele metodo per calcolare e misurare il grasso corporeo presente nel nostro strato sottocutaneo. La sua denominazione deriva proprio dalla funzione che svolge, infatti il termine “plicometria” significa “misurazione delle pliche”, in questo caso specifico si parla delle pliche cutanee. Le pliche cutanee non sono altro che quei ripiegamenti o sollevamenti che tutti noi abbiamo appena sotto lo strato esterno della nostra pelle. Queste pliche si costituiscono quando un nostro tessuto subisce un ispessimento e va ad accumulare del grasso in eccesso proprio in questa fascia interna. La misurazione di questo strato sottocutaneo tramite plicometria è piuttosto facile e sicuramente mento dispendiosa rispetto ad altre tecniche e metodiche che puntano alla stessa funzione. Basta infatti conoscere le specifiche zone del nostro corpo dove effettuare la misurazione e utilizzare il plicometro, lo strumento per eccellenza di questa pratica. Ovviamente è necessaria la presenza di un esperto che possa svolgere al meglio tutto il processo e che possa assicurarci una misurazione fedele.Lo strumento principe di questo metodo di misurazione è il plicometro, una sorta di piccolo attrezzo di facile utilizzo. Il plicometro si compone di una pinza a due braccia, all’interno delle quali vi è una molla regolata per mantenere il giusto livello di pressione negli istanti della misurazione. L’unità di misura che ci permette di stimare è in millimetri ed è leggibile nel pannello alla base dello strumento. Come per tutti gli strumenti simili esistono varie tipologie di plicometro, che spaziano da piccoli attrezzi in materiali base (con un prezzo di pochi euro) a oggetti invece più complessi, che permettono una misurazione più fedele e un utilizzo più intuitivo (con prezzi però che toccano anche i 50€ di spesa e ancora di più per i modelli di plicometro professionali). Questi ultimi sono generalmente composti da materiali quali metallo o acciaio e possono essere tarati e regolati anche a distanza di tempo, in modo da garantire sempre una misurazione affidabile.La pratica della plicometria è molto intuitiva e trasparente, questo ne ha favorito molto la diffusione, specie negli ultimi tempi. La stima della quantità di grasso corporeo avviene selezionando delle precise zone che vengono segnate (con una “x” tracciata con un pennarello solitamente) dall’operatore esperto e sulle quali verrà effettuata la misurazione rispettivamente alla area corporea che quel preciso punto rileva. Una volta individuati e segnati i punti si può passare all’utilizzo del plicometro: questa si pratica prendeno un piccolo strato di pelle tra l’indice e il pollice (come per fare un pizzicotto), all’interno del quale vi è anche la plica sottocutanea in esame. Si applica il plicometro, sostituendo lo strumento alle due dita, mantenendo la pelle sempre in tensione. La misurazione deve avvenire in un breve lasco di tempo, possibilmente entro i 4-5 secondi, in modo da non vi sia un’alterazione del risultato, che può avvenire se si tiene troppo tesa la pelle o al contrario se si rilascia la plica troppo presto.
Nonostante la precisione pressoché massima del plicometro e della pratica della plicometria, è impossibile garantire una certezza assoluta nel rilevamento. Il miglior risultato, però, lo si può ottenere sottoponendo l’analisi delle pliche ad accorgimenti precisi quali:
- effettuare il controllo delle pliche sottocutanee preferibilmente sul parte sinistra del corpo; questo per pura scelta convenzionale che però, in conseguenza della sua diffusione, è diventata ormai la prassi ufficiale;
- meglio ancora se le circostanze permette un’analisi di entrambi i lati del corpo, in modo da avvicinarsi il più possibile ad una misurazione affidabile;
- segnare sempre il punto di misurazione con un pennarello o un lapis;
- quando si dispone il plicometro è bene seguire le curvature del corpo e le sue pieghe in modo da garantire una certa sicurezza nella misurazione della distribuzione del grasso sottocutaneo (ad es. seguire l’inclinazione del pettorale);
- la lettura deve avvenire in un tempo ristretto, entro pochi secondi, onde evitare di compromettere il risultato;
- meglio se si effettuano più misurazioni dello stesso punto, in modo da ridurre al minimo un eventuale margine di errore, facendo poi la media tra i vari valori rilevati; tra una misurazione e l’altra è bene attendere alcuni minuti in modo da permettere alla cute di ridisporre i tessuti come se non vi fosse stata una alterazioni di poco precedente;
Esistono vari generi di misurazione nella branca della plicometria, i quali prendono il nome dagli inventori e dagli scienziati che le hanno messe a punto e delle pliche sottocutanee che vanno ad analizzare:
- la metodica più conosciuta nella plicometria è senza dubbio quella di Jackson-Pollock; questa si distingue in due sottocategorie: la prima prevede una metodica di 7 punti di rilevamento che sono il punto addominale, l’ascellare, la coscia, il pettorale, il sottoscapolare, la sovrailiaca e il tricipitale; la seconda invece si basa su 3 semplici misurazioni in soli 3 punti di rilevamento, che sono l’addominale, il pettorale e la coscia anteriore per il sesso maschile, il tricipitale, la sovrailica e la coscia anteriore pinvece per il sesso femminile; questo secondo metodo di Jackson-Pollock viene utilizzata principalemtne nel campo sportivo, mentre la prima viene utilizzata con più frequenza per un individuo medio;
- il secondo metodo per importanza è quello di Durnin-Womersley, il quale prevede lo studio di 4 punti di rilevamento, ovvero il tricipitale, il sottoscapolare, il bicipitale e la sovrailiaca;
- terzo e ultimo metodo conosciuto è quello di Katch-McArdle, che utilizza due soli punti di rilevamento, che sono il sottoscapolare e il tricipitale;
La domanda sorge spontanea, quale può essere l’utilità di svolgere un’ analisi plicometrica? Possiamo rispondere dicendo la plicometria è molto sfruttata in ambito sportivo o comunque dal punto di vista della salute fisica sul piano atletico (ma anche estetico, ovviamente). Ebbene la plicometria permette di supervisionare i risultati progressivi che un’attività fisica prolungata nel tempo può donare al nostro corpo, con una certa precisione e meticolosa certezza che si sta seguendo una dieta che effettivamente giova al nostro organismo. Quantificare passo per passo la massa grassa corporea è forse infatti il riscontro più affidabile per vedere se si stanno facendo le cose nel modo giusto, specie quando parliamo di questioni delicate come la dieta e la linea.