La pianta officinale di Meliloto è utilizzata per le sue proprietà in erboristeria ed omeopatia quando i tessuti sono danneggiati, per cui una beta-glucosidasi idrolizza l’eteroside e l’acido liberato subisce immediatamente una lactonizzazione in cumarina.Nome comune: Meliloto
Famiglia: Fabaceae
Parte utilizzata: sommità fiorite e foglie
Costituenti principali:
- 0,4-1% di cumarina
- flavonoidi (derivati del kaempferolo e della quercetina)
- sapogenine, tannini
Attività principali: antispasmodiche, digestive; sedative, astringenti; antiedemigene
Impiego terapeutico: insufficienza venolinfatica; disturbi digestivi di origine nervosa; turbe minori del sonno.
Caratteristiche meliloto:Pianta foraggifera, quando lo stoccaggio non viene realizzato in condizioni ottimali, può dar luogo nel bestiame che se ne alimenta, per deterioramento della pianta, ad emorragie che possono essere anche fatali.Il meliloto è considerato uno specifico sintomatologico dell’insufficienza venolinfatica: deve questa proprietà alla cumarina (solubile in alcol), che non è anticoagulante, ma è in grado di stimolare il SRE (Sistema Reticolo Endoteliale) ed il potere di proteolisi dei macrofagi.
La cumarina è in grado di aumentare l’ossigenazione tissutale grazie al miglioramento del microcircolo e di stabilizzare la membrana degli eritrociti.
Alcuni studi sperimentali hanno rilevato una accelerazione del processo di cicatrizzazione, sperimentazioni effettuate hanno dimostrato che gli estratti di meliloto aumentano la resistenza capillare, diminuiscono la permeabilità della parete vascolare, migliorano il ritorno venoso e la circolazione linfatica e manifestano attività antinfiammatoria ed antiedematosa .
Per queste sue peculiarità trova indicazione nel trattamento di edemi di natura infiammatoria o da stasi, nel trattamento sintomatico delle turbe funzionali della fragilità capillare cutanea.
Per l’azione antispasmodica (cumarina) è indicato nelle turbe digestive minori e nelle forme lievi di insonnia.
A titolo di antispasmodico può essere prescritto vantaggiosamente in quei soggetti «la cui vulnerabilità controindica l’impiego di sostanze eroiche appartenenti alla medicazione sedativa; l’infuso al 5%, di un aroma profumato assai gradevole, mi ha sovente fornito buoni risultati nell’insonnia del bambino e dei vecchi».
Le indicazioni terapeutiche principali sono, comunque, i disturbi della circolazione venosa, quali emorroidi, varici, e anche ulcere della gamba, tromboflebite, profilassi della trombosi, stasi linfatiche.
Il meliloto possiede anche proprietà diuretiche (infuso al 5%).
La medicina popolare utilizza l’infuso di meliloto, dal sapore estremamente gradevole ed aromatico, nelle cefalee, come digestivo (dopo i pasti) come antispasmodico e anche nell’insonnia dei bambini e degli anziani, attribuendo alla pianta, pertanto, attività simili a quelle della Camomilla (anch’essa ricca in cumaruie). Tale azione è condivisa da Asperula odorata L. e Melittis melissophyllum L.
La pianta è presente in monografia della Commissione E (1986) ove viene segnalato che non offre controindicazioni e solo in rari casi può manifestarsi cefalea.
A livello topico manifesta indiscusse e confermate proprietà astringenti ed antiflogistiche (Proserpio) per cui rientra nella formulazioni di colliri, collutori e gargarismi ecc. Possono essere fatti lavaggi di ferite, piaghe ed ulcere in quanto alle azioni sopraesposte si affianca quella cicatrizzante. In studi sperimentali su animali si è riscontrata un’accelerazione del processo di cicatrizzazione
Compresse imbevute con un decotto di meliloto, o creme o pomate al 10-20%, possono essere applicate sulle articolazioni doloranti (reumatismo) ove manifestano azione antalgica.
- «Lothus che somministra miele, poiché le api molto ne cavano dalle piante di questo genere» (Scotti, 1872).
- L’acqua distillata di Meliloto è una lozione rinfrescante, addolcente e distensiva particolarmente indicata per pelli secche e stanche.
- La sua introduzione nella terapeutica come antispasmodico si deve a Galeno.
- La storia dell’introduzione della cumarina in terapia è di notevole interesse: essa ebbe inizio dall’osservazione di una sindrome emorragica nel bestiame che aveva ingerito trifoglio e meliloto avariato. Tale sindrome era associata ad una diminuzione dei livelli plasmatici di protrombina. Nel 1941 Link, dell’Università di Wisconsin, dimostrò che questa malattia emorragica del bestiame era causata da un composto di tipo cumarinico. Link sintetizzò la diidrossi-cumarina (dicumarolo) che costituì il precursore degli anticoagulanti di tipo dicumarolico e indandionico.