Se ne discute parecchio, perché fortunatamente l’attenzione verso l’ambiente – in tutte le sue sfumature – è in crescita. In un’epoca in cui inquinamento e cambiamenti climatici stanno stravolgendo il pianeta in cui viviamo, sempre più persone si stanno avvicinando a posizioni e a modi di vivere rispettosi dell’ecosistema. Uno dei concetti che si sta diffondendo, suscitando interesse e apprezzamento, è quello dell’ agricoltura sostenibile.
L’aggettivo “sostenibile” non si riferisce esclusivamente all’ambiente ma anche a tutti gli aspetti che sono collegati con l’agricoltura. L’idea è di produrre il minor impatto possibile nello svolgere un’attività essenziale per l’uomo, qual è appunto l’agricoltura.
Per quanto riguarda l’ambiente, è essenziale che l’ agricoltura sostenibile lo rispetti il più possibile. Ciò significa preservare le risorse naturali, non sprecarle e non danneggiarle. È quindi necessario avere un occhio di riguardo nei confronti del suolo, rispettando i suoi tempi, le sue caratteristiche e la sua diversità; inoltre non si utilizzano mai sostanze chimiche che provocano inquinamento.
Analizzando invece l’aspetto sociale, l’ agricoltura sostenibile punta a sfamare l’intera popolazione mondiale. Sappiamo infatti che i paesi industrializzati vivono nel benessere e hanno cibo in eccesso, mentre ci sono zone del mondo che non riescono ad avere le risorse necessarie per mangiare a sufficienza. L’agricoltura solidale punta invece a rispondere alla domanda complessiva di cibo, spartendo in modo equo i prodotti. L’ attività agricola coinvolge, naturalmente, anche la dimensione economica. Secondo una visione di sostenibilità va tutelata la figura dell’agricoltore, perché la sua attività sia redditizia e il suo lavoro non venga sfruttato. L’ agricoltura sostenibile deve garantire a chi lavora un reddito bilanciato; è questo uno dei principi alla base del commercio equo-solidale. Un importante obiettivo da raggiungere è quindi il benessere di chi opera in ambito agricolo: la sua sicurezza, la sua salute, la qualità della sua vita.Si tratta di una scelta impegnativa e vincolante: non è facile rispettare tutti gli intenti che pone l’ agricoltura sostenibile, perché si tratta di obiettivi ambiziosi e che implicano delle decisioni e dei modi di operare ben precisi. Il codice etico che sta alla base di tale approccio è ben strutturato e volto a migliorare ogni aspetto che coinvolge il settore agricolo. Un obiettivo molto importante è che le condizioni di chi lavora in agricoltura siano migliori: le merci, infatti, non vengono sempre pagate equamente agli agricoltori. È essenziale che questo avvenga affinché i rapporti lavorativi siano più bilanciati, senza la presenza di sfruttamento. Il commercio deve essere di facile accesso, caratterizzato da una giusta retribuzione e continuativo nel tempo. Visto che questo modello propone uno sguardo globale, particolare attenzione viene riposta allo sviluppo delle zone più povere. A crescere devono essere soprattutto i produttori svantaggiati, ad esempio le popolazioni indigene. Le categorie da tutelare sono quelle che cadono più facilmente vittime dello sfruttamento, quali le donne e i bambini. Un altro pilastro – che è anche un obiettivo da raggiungere – è quello della salvaguardia dei diritti umani. Ciò si traduce nel perseguimento di una maggiore giustizia sociale e nell’attenzione posta alla sicurezza economica dei lavoratori. Importantissime anche le risorse ambientali, che vanno tutelate e non sfruttate all’estremo, come purtroppo avviene molto spesso. Un altro traguardo da raggiungere è che le persone siano informate e consapevoli. Se tutti i consumatori fossero pienamente a conoscenza degli sfruttamenti e delle ingiustizie che avvengono quotidianamente nel mondo agricolo, sicuramente svilupperebbero una maggiore sensibilità nei confronti dell’ agricoltura sostenibile. È interesse di tutti cercare un modello economico alternativo, che consenta lo sviluppo anche dei più deboli e bisognosi.Chiaramente, per raggiungere uno sviluppo agricolo veramente sostenibile non sono pochi i cambiamenti che si dovrebbero attuare. Per cambiare la situazione sono necessari interventi sistematici, che devono partire anche dalla sfera politica. Le variazioni devono riguardare inoltre la politica ambientale e agricola, non solo a livello delle singole nazioni, ma anche in ambito internazionale. Il concetto di base è arrivare ad una produzione alimentare efficiente e sicura, che sia però rispettosa dell’ambiente e delle persone. Il benessere degli esseri umani può e deve essere coincidere con quello del Pianeta Terra. Pianeta che, ormai lo sappiamo, sta soffrendo proprio per colpa degli esseri umani. È urgente trovare delle nuove strategie economiche e finanziarie, ma sono necessari dei cambiamenti anche a livello legale. Cambiamenti del genere non sono facili da ottenere: si parla di contrastare la povertà, di combattere per l’ambiente e la natura. Argomenti che, teoricamente, dovrebbero trovare tutti d’accordo. Ma agire è molto più complesso. Non è semplice, infatti, trovare fondi per promuovere l’affermarsi di nuove tecnologie, per educare la popolazione e per organizzare in modo più equo l’offerta alimentare.
Qualche anno fa Greenpeace ha pubblicato un rapporto proprio sull’ agricoltura sostenibile, evidenziando come l’attuale sistema sia un completo fallimento ed elencando i sette principi fondamentali di un diverso tipo di agricoltura. Il primo punto riguarda il controllo della filiera alimentare. Quest’ultima deve essere nelle mani di produttori e consumatori, non controllata dalle multinazionali. In secondo luogo, un’agricoltura equa deve lottare contro la fame e la povertà. Il terzo punto invita a consumare in maniera consapevole, senza inutili sprechi, riducendo in particolare il consumo di carne. Il quarto punto parla di biodiversità, elemento fondamentale. Il quinto punto spiega che è possibile aumentare la fertilità del suolo anche con pratiche diverse da quelle vigenti, che stressano e inquinano l’ambiente. Simile è il punto numero sei, che difende il diritto degli agricoltori a non usare i pesticidi per controllare parassiti e piante non desiderate. Esistono infatti pratiche alternative che non obbligano ad usare prodotti chimici che danneggiano il suolo, l’acqua e la salute degli uomini. L’ultimo punto invita a investire sull’ agricoltura sostenibile, unica strada per combattere la fame nel mondo.