Nel mondo di oggi, come tutti sappiamo, gli appuntamenti e gli impegni quotidiani sono sempre di più e riuscire a fare tutto quanto sembra quasi diventato un’utopia. I ritmi e le pause tra un impegno e l’altro sono troppo veloci, tanto da farci pensare in modo sarcastico alle giornate composte di più di 24 ore, o a quanto tempo in più ci sarebbe se non ci fosse il bisogno primordiale di dormire ad esempio. Ma se prendessimo seriamente anche solo quest’ultima frase scopriremmo che effettivamente una soluzione sembra esistere: si chiama sonno polifasico.
Il sonno polifasico, come suggerisce l’etimologia stessa del termine, si basa sulla semplice e banale pratica di dormire più volte al giorno, invece delle presunte indispensabili 7-8 ore notturne consecutive. Tutto nasce dalla scoperta che la maggior parte delle ore che spendiamo per dormire in realtà è per la maggior parte tempo sprecato!Questo particolare tipo di tecnica si basa sullo sfruttamento massimo del ciclo circadiano quotidiano: il termine “circadiano” deriva dal latino circa e diem (che letteralmente si possono tradurre con “attorno alla giornata”) e individua l’arco delle 24 canoniche ore di cui è composto un giorno, almeno per quanto riguarda la cultura occidentale. Normalmente, durante le nostre consuete ore di sonno, attraversiamo tre fasi fondamentali, ovvero la fase di sonno leggero, la fase di sonno pesante, e l’importantissima e centrale fase REM. Recenti studi, in particolare quelli dell’inventore/architetto americano Buckminster “Bucky” Fuller, hanno dimostrato che di queste, due fasi su tre, precisamente sonno leggero e sonno pesante, sono assolutamente inutili per il nostro organismo. Il principio di questo procedimento si basa infatti sull’eliminazione delle fasi inutili del nostro riposo, permettendoci un’ottimizzazione dei nostri periodi di dormita giornalieri. Al nostro cervello quindi bastano molte ore di sonno in meno di quelle che normalmente spendiamo, sprecando ore ed ore utili, per un completo ed efficace recupero.
Secondo punto davvero fondamentale per capire l’importanza del sonno polifasico è la presa di coscienza che il nostro cervello sa anche ottimizzare le ore di riposo che gli vengono concesse: se noi riduciamo il nostro periodo di sonno infatti automaticamente il nostro organismo aumenta la durata della fase REM rispetto alle altre due frazioni di tempo, il “sonno utile” allora entra subito in funzione, senza dover attendere futili ore di riposo antecedenti e seguenti ad esso.
Ma vi sono vari metodi, più o meno intensi, grazie ai quali si possono sfruttare i vantaggi del sonno polifasico mediante uno sforzo di diverso spessore con conseguenti risultati:
- SONNO BIFASICO: denominato anche Napping o Siesta, è una particolare pratica che, come suggerisce il nome, si divide in due principali fasi, delle quali la parte di riposo notturna resta sempre e comunque la più lunga. Essendo diviso in numero piccoli di frazioni temporali è una tecnica tra le più malleabili e gestibili, in quanto si deve trovare un po’ di tempo per un solo riposino diurno. Il momento generalmente prescelto per questo riposino è il post-pranzo, poiché a stomaco pieno è più facile addormentarsi, come tutti sappiamo. Ma non è una regola fissa, infatti si può anche decidere di situarlo prima del pranzo oppure anche a pomeriggio inoltrato, dipende dalle esigenze e dagli impegni di ognuno. Una sola norma va però rispettata con un certo rigore ed è quella di mantenere circa dieci ore di distanza dal sonno notturno. Se si riesce a rispettare più o meno questa semplice norma la durata del nostro riposo sarà ridotta e ottimizzata, ci basteranno infatti 4 o 4 ore e mezzo al massimo di dormita notturna, mentre 1 ora e venti o 1 ora e mezzo massimo per quella diurna.
- METODO EVERYMAN: il sonno bifasico può essere considerata la pratica di sonno polifasico meno drastica e più accessibile: con il metodo Everyman invece si comincia a fare sul serio. Il nome di questa tecnica deriva dal suo stato intermedio di difficoltà di applicazione, è stato infatti creato successivamente al più impegnativo metodo Uberman, per trovare un’alternativa più semplice e attuabile da più individui. Questo passaggio di livello rispetto al più tenue sonno bifasico riguarda la fatica che può costare il raggiungimento dell’equilibrio perfetto per attuare il metodo Everyman in modo ineccepibile. Questo metodo si compone di una prima fase di riposo notturno, della durata media di tre ore, e prevede altri tre momenti di sonno spalmati nell’arco della giornata: uno a metà mattinata, uno a metà pomeriggio e uno alla sera, nel dopo cena. Questi riposini diurni non dovranno mai superare la durata di 20 minuti, portandoci così ad un totale di 4 ore e mezzo di sonno quotidiano, con un ingente risparmio di tempo per le 19 e più ore rimaste libere nell’arco della giornata. Ovviamente di pari passo con il livello di serietà del metodo aumenta anche la rigorosità nell’applicazione e nel rispetto degli orari prestabiliti, bisogna quindi cercare di mantenere 4 ore circa di distanza tra un riposino e l’altro.
- METODO UBERMAN: ed eccoci giunti al metodo più drastico, ma parimenti efficace, di sonno polifasico, come dice il nome stesso, quello dedicato al “super uomo”. Il metodo Uberman prevede infatti sole due ore di sonno al giorno, ai limiti della durata minima di riposo quotidiano per l’essere umano ma anche il corretto arco di tempo della durata della fase REM. Le modalità d’attuazione del metodo prevedono un breve riposino di 20 minuti ogni 4 ore: qui la rigorosità deve essere massima, e sgarrare di più di un’ora dall’orario stabilito può essere fatale per la perdita dell’equilibrio del metodo. Aspetto negativo del metodo è la sua effettiva applicabilità, oltre allo sforzo fisico infatti anche il tipo di professione o semplicemente la nostra vita sociale possono essere ostacoli che non ci permettono di realizzare correttamente il metodo. Inoltre come conseguenza estrema si può arrivare all’indistinguibilità dei giorni, al punto di non considerare più il tempo come un continuo alternarsi di cicli circadiani, ma come una sequenza costante in cui esiste solo un “prima” e un “dopo”.
Gli effetti negativi più comuni del sonno polifasico sono quelli riscontrabili nell’applicazione dei vari metodi: infatti lo sforzo fisico per raggiungere un nuovo equilibrio tra veglia e riposo è ingente, e aumenta man mano che si sale di difficoltà e di metodo. In particolare la mancanza di rispetto dei giusti tempi tra un riposino e l’altro può portare ad un indebolimento importante delle nostre difese immunitarie e di conseguenza a contrarre delle malattie. Oltre a queste pericolose conseguenze anche la nostra vita sociale e professionale possono rischiare di essere coinvolte: il dover rispettare rigorosamente delle fasi di sonno non ci permette infatti uscite o incontri troppo prolungati nel tempo con altre persone, non consentendoci una situazione di rapporto normale con gli altri. Allo stesso modo certe professioni prevedono degli impegni imprevisti o degli appuntamenti ai quali non si può mancare, che vanno a contrastare i metodi di sonno polifasico, e ci costringono a scegliere tra uno o l’altro.
Bisogna quindi prestare molta attenzione quando si decide di provare una di queste pratiche poiché la loro applicazione è molto difficile e di certo non alla portata di tutti. Può essere importante ad esempio per il raggiungimento di un traguardo particolare, e quindi essere applicata per un breve lasco di tempo e non di più.