La balbuzie è un difetto del linguaggio che si manifesta nell’incapacità di produrre un flusso continuo di parole consecutive, flusso che normalmente costituisce un semplice discorso nel parlato. In chi soffre di balbuzie il fluire delle parole è costantemente interrotto da pause involontarie, da ripetizioni di sillabe, da sospiri, o da veri e propri momenti di silenzio nei quali il soggetto vorrebbe parlare ed esprimersi ma incontra un impedimento fisico piuttosto invadente. Nello specifico tale fenomeno di impedimento vocale viene definito come “disfluenza verbale”. Il vero blocco comunicativo infatti non si cela dietro l’incapacità del soggetto di pensare e formulare mentalmente ciò che vuole dire, ma piuttosto nella difficoltà nel parlare o nell’esprimere un concetto. Questo particolare tipo di blocco comunicativo, se non trattato nel modo corretto, può degenerare in fenomeni di isolamento, di solitudine e persino di depressione nei peggiori casi. Al contrario, se tenuto sotto controllo e, può essere superato con successo con il costante esercizio e con la forza di volontà.Partiamo prima di tutto dal termine stesso che indica questo disturbo: il sostantivo “balbuzie” deriva dal latino “balbus”, che già nella lingua antica indicava colui che soffriva di balbuzie; il termine poi si è evoluto attraverso diversi fenomeni linguistici dal volgare “balbuties” fino all’odierno balbuzie. Questa parola comprende in realtà un range più vasto di significati, tutti però riguardanti le difficoltà nell’emettere un suono pulito, lineare e ininterrotto. Può anche significare esitazione o pausa, altri termini che rientrano comunque nella sintomatologia di un comune caso di individuo soggetto a balbuzie. Come in tutti i disturbi che possono colpire ognuno di noi, anche nella balbuzie esistono vari livelli di intensità in cui le difficoltà di comunicazione possono manifestarsi. Da persone che possono presentare semplici e innocenti esitazioni durante un discorso, a veri e propri blocchi e impasse comunicativi che impediscono di comprendere ciò che il parlante vuole dire.
Per quanto riguarda l’incidenza i dati rivelano che la distribuzione del disturbo è nettamente a svantaggio del sesso maschile: il rapporto tra maschio e femmina è infatti 4 a 1. In tutto il mondo si parla di almeno una sessantina di milioni di soggetti che soffrono o hanno sofferto di balbuzie.Entrando nel pieno della questione risulta molto interessante andare ad analizzare le probabili cause che spesso portano alla balbuzie.
La principale causa, ma anche conseguenza, della balbuzie è nella maggior parte dei casi di carattere psicologico.
In molti casi si parla di balbuzie evolutiva, ovvero un determinato tipo di balbuzie che si sviluppa dalla tenerissima età in seguito ai primi rapporti che il bambino/a instaura con i suoi coetanei, ma anche con i propri famigliari, genitori, fratelli e sorelle. In sintesi, durante le prime fasi di sviluppo della comunicazione. Si definisce come evolutiva poiché il difetto comunicativo si protrae anche in età adulta, spesso senza mostrare nessun segnale di miglioramento. Le cause di questa balbuzie innata sono tuttora un mistero, in quanto entrano in gioco una serie di fattori diversi.
Mentre per quanto riguarda la balbuzie che si manifesta progressivamente nel corso della crescita è molto probabile che il motivo scatenante queste reazione possa essere un trauma passato, sia a livello fisico che psicologico. In queste circostanze si parla di balbuzie acquisita, poiché il soggetto non ne soffre da quando è nato e non la manifesta fisiologicamente in ogni situazione. I principali traumi psicologici possono essere forti delusioni sentimentali, tragedie o lutti non superati. Mentre sul piano fisico in molti casi si manifesta a seguito di lesioni o danni alla testa a seguito di un incidente ad esempio.
Va detto che aumentano in modo piuttosto evidente le possibilità di manifestare la balbuzie se un genitore o un parente stretto ne è affetto o dimostra delle difficoltà nella comunicazione orale, specie se si trova a contatto di un neonato o di un bambino in tenera età. Nonostante questa forte influenza di chi ci sta vicino circa il 50% di soggetti balbuzienti non presenta alcun tipo di legame con famigliari o parenti che soffrano dello stesso disturbo.Si può distinguere in vari tipi di balbuzie, a seconda dell’età del soggetto, dei suoi atteggiamenti e dei suoi meccanismi di difesa, delle sue reazioni alle difficoltà comunicative.
Fanno parte della balbuzie primaria quegli aspetti dell’espressione che impediscono effettivamente la comunicazione lineare: ripetizioni di sillabe (in particolare nei bambini piccoli) o di parole intere, pause prolungate tra una parola e la seguente, respiro affannato, gli stessi prolungamenti di una singola lettera in apertura di parola, fino a quando non si riesce a pronunciarla completa, spesso tutta d’un fiato.La balbuzie secondaria si manifesta invece in conseguenza della primaria, quando si effettuano movenze inconsuete proprio per compensare le mancanze e le difficoltà del parlato: molto spesso chi soffre di balbuzie secondaria è costretto a distogliere lo sguardo dal proprio interlocutore per riuscire a terminare un parola, molto probabilmente perché si sente a disagio per la sua difficoltà e preferisce non conoscere la reazione di chi gli sta attorno e lo sente parlare. In altri casi il balbuziente di secondo livello attua piccoli stratagemmi per aiutarsi nel portare a termine i discorsi quali sbattere le ciglia rapidamente, quasi a stimolare la lingua a fare lo stesso, oppure sviluppa una particolare attitudine linguistica che lo possa aiutare a iniziare un discorso, come partire sempre da una locuzione prestabilita, oppure aiutandosi con particolari intercalari come “cioè”, “vabbè”, “tipo”… Nei casi di difficoltà più evidente il soggetto può manifestare anche dei piccoli tic facciali.Fortunatamente la balbuzie si può superare con successo: non si tratta di una vera e propria cura, quanto di allenare e sviluppare la capacità di convivere con essa attuando dei trucchetti che permettono al parlante balbuziente di accantonare e celare il difetto di comunicazione fino alla quasi totale scomparsa del disturbo. Ciò richiede un impegno diverso a seconda del diverso grado di difficoltà che l’individuo balbuziente manifesta. In molti casi è molto utile sbloccarsi a livello mentale, non temendo il giudizio altrui e parlando liberamente con dei balbettii, che pian piano vengono superati man mano che il soggetto acquisisce maggior sicurezza nei propri mezzi.
Ovviamente esistono anche dei farmaci che possono aiutare ad allentare la tensione nelle situazioni in cui l’ansia sembra insormontabile quando il soggetto si trova a dover parlare con qualcun altro.